Carletto Romeo
“Tajani, Orsini e… il soprannome” di Gaetano Riggio
Rubrica di “rilettura” dei giornali mainstream a cura di Gaetano Riggio
Tajani, il nostro ministro degli esteri, avrebbe un soprannome! Lo rivela Orsini, contro il quale il suddetto si scaglia, risentito.
In un suo recente post su X, il professore Alessandro Orsini rivela che “il nostro ministro degli Esteri è noto come ‘Netajani’”, che è la fusione di ‘Tajani’ con ‘Netanyahu’ (capo del governo israeliano, indagato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e genocidio).
Detto ‘en passant’ l’ibrido si ottiene per aggiunta, con, per così dire, l’innesto di ‘Ne’ sul corpo integro del nome del ministro italiano: ‘Ne -Tajani’, quanto basta per renderlo sbalorditivamente somigliante a ‘Netanyahu’, di cui dunque ‘Ne – Tajani’ è solo una variante!
Insomma, il ‘ne’ di ‘Ne – Tajani’ non è altro che la spia linguistica di una condivisione (valutabile come esecrabile): Neta -jani e Neta – nyahu condividono la complicità nel genocidio a Gaza con propaggini in Cisgiordania e di recente anche a Beirut.
Non è infatti dubbio che i due “Neta” – di cui l’uno per convinzione, l’altro per opportunismo nonché vile e cinica condiscendenza – hanno agito di concerto, e il professore Orsini, da par suo, indirizza, con un link, alla documentazione a sostegno di due tesi:
1) che Israele è uno Stato terrorista;
2) che Tajani è complice nel genocidio di Israele.
Ma Tajani non potrebbe contestare l’oggettività della documentazione che Orsini può fare valere: non ha la forma mentis né dell’intellettuale né dell’uomo di scienza.
Egli però è talentuoso nell’arte di fare del male al prossimo per mezzo della parola – è quello che solo sanno fare i politici del suo livello -, e a tale scopo sfrutta la fama di contestatore della narrazione dominante che Orsini si è indubbiamente guadagnata facendola però passare per un demerito, e non un merito.
Qual è l’assunto implicito, che l’uomo comune potrebbe condividere con Tajani? Che la narrazione dominante è vera, in quanto discorso pubblico condiviso dalla maggior parte, con la conseguenza che Orsini, in quanto suo contestatore, potrebbe facilmente essere fatto passare per un facinoroso, un seminatore di discordie, un cattivo maestro, appunto!
In questo modo, il mediocre Tajani si esime dall’onere di dover argomentare quello che dice, e di confutare metodicamente le tesi del professore.
Ma ‘cattivo maestro’ è espressione negativamente connotata, anche perché allude a intellettuali di calibro, che hanno difeso e promosso cause indifendibili e fallimentari, nel recente passato, nonostante la loro autorevolezza.
Anche qui, è all’opera una strategia retorica di discredito dell’avversario, che fa leva sulla vaghezza, guardandosi bene dallo specificare in che cosa sarebbe cattivo!
Quello che conta è associare “intellettuale” a “contestatore” (per partito preso), infine a “cattivo maestro” (difensore di cause perse o comunque indifendibili e fallimentari), con il che Tajani ha dato fondo a tutte le sue risorse: massimo effetto con il minimo sforzo.
Ma comunque Tajani non si ferma qui: approfitta del fatto che il lettore medio non andrà a leggere il post del professore Orsini per attribuirgli minacce, intimidazioni, istigazione alla violenza contro la sua persona per le quali mancano i riscontri testuali.
Insomma se vuoi fare carriera politica, e magari diventare un ministro degli esteri benemerito della patria, devi prendere Tajani a modello!
Gaetano Riggio
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