Carletto Romeo
Quando una legge dice
Quando una legge dice
Quando una legge dice che “A” è uguale a “NON A”, quando diventa paradossale. Alla Messa serale dell’8 dicembre, nella Chiesa di Santa Maria di Portosalvo di Siderno.
Quando accade, è segno che il potere sfida il buon senso, e la ragionevolezza, che è la facoltà che consente di distinguere il reale dall’immaginario, ciò che esiste da ciò che è impossibile.
È segno che il potere impone la cieca ottemperanza, che esige di essere obbedito, anche se emana atti che sfuggono alla logica, ostici al raziocinio umano.
Si tratta, dal punto di vista psicologico, di una strategia sadica e colpevolizzante, che di fatto punta a trasformare il cittadino in suddito nevrotico o psicotizzato, a farlo sentire vile: non è la legge ad essere illogica, o insensata, ma il cittadino a non essere all’altezza di comprenderla.
Il risvolto masochistico consiste in ciò: che chi la subisce, la introietta anche se ne soffre, perché facendo violenza a se stesso crede di essere all’altezza della legge, che pure non capisce, che pure gli sfugge. La sofferenza colma lo iato che separa il suddito dal potere, arcano e sfuggente.
QUEL CHE E’ ACCADUTO IN CHIESA.
Dopo la messa, alla quale i fedeli hanno assistito muniti soltanto di mascherina, seguiva l’esecuzione di un concerto natalizio, rivolto agli stessi fedeli che avevano partecipato alla messa.
Ma improvvisamente irrompono i carabinieri, ad avvisare che il concerto era riservato “non” ai salvati in Cristo, per grazia di Dio, “ma” agli eletti del Supergreen pass, per grazia di Draghi, e del suo Esecutivo provvidenziale.
La stessa identica situazione, per decreto governativo, cambia improvvisamente di segno: il bianco “non è” bianco (ma nero), il “salubre” “non è” salubre (ma contagioso), eccetera.
Per farla breve, chi non aveva il Supergreen pass non poteva assistere al Concerto di Natale, pur avendo assistito alla Messa, nello stesso luogo e tempo, con gli stessi partecipanti, nelle stesse condizioni.
Nessun fattore in gioco era mutato, in un arco temporale così breve, che avesse potuto innescare una dinamica di contagio.
Eppure nessuno se ne accorge! Nessuno, sia pure educatamente, sia pure senza disobbedire, ma con valore di pura obiezione, fa rilevare la paradossalità dell’ingiunzione legale, la contraddizione logica fatta passare per verità: tutti inebetiti, magnetizzati dall’autorità, e dalla forza di inerzia acritica del conformismo.
ALCUNE RIFLESSIONI.
Si possono dunque fare due considerazioni, una relativa all’autorità, l’altra al consenso conformistico.
Il consenso crea un sentire comune, tanto più solido quanto più unanime e ampio. Essendo un fenomeno linguistico e pragmatico condiviso, acquista la forza dell’evidenza ovvia e scontata della realtà, che inibisce il pensiero critico, cioè la capacità di cogliere contraddizioni, carenze fattuali e teoriche, e così via.
Nella fattispecie, quel che sfugge completamente è la contraddizione: quel che era bianco, diventa nero; quel che era salubre, contagioso.
Anche l’autorità inibisce il pensiero critico: “Sicuramente, vi è una ragione superiore, che spiega la contraddizione, e che a noi sfugge!”: così pensa, chi la subisce passivamente.
L’ambivalenza dell’uomo comune che subisce un atto di potere oppressivo e irragionevole, consiste proprio in questo: nel conflitto tra quanto gli suggerisce il buon senso, la ragionevolezza, il sano istinto vitale, e quanto invece impone l’istinto gerarchico, che spinge a sottomettersi all’autorità, ed avere fiducia in essa, anche se le ragioni di questa fiducia sfuggono.
Le conseguenze possono essere singolari e patologiche, o portare al superamento dell’ambivalenza, quando l’autorità perde l’aura, e infine si mostra nuda.
Una conseguenza può essere la paranoia, cioè la fissazione persecutoria, alternantesi al senso di colpa.
Il senso di colpa nasce dal sospetto doloroso, che s’insinua quando l’autorità suscita reazioni incontrollate di ostilità, che confliggono con l’immagine positiva di essa, ispirante fiducia. Il senso di colpa, con il suo impatto repressivo di aggressività autodiretta, svolge la funzione di riallineamento del soggetto, e censura delle istanze soggettive di rivolta e contestazione.
La fissazione persecutoria può essere un altro effetto dell’incomprensibilità, opposto alla reazione autocolpevolizzante: la fiducia si rovescia in totale sfiducia, il soggetto si sente sotto il mirino, interpreta ogni atto come ostile, fino a perdere il senso della realtà.
Tra la colpevolizzazione di sé dei ligi all’autorità e la contestazione paranoide di chi sospetta il complotto per uno sterminio di massa, si muove il pensiero critico, che evita sia l’uno che l’altro atteggiamento, entrambi irrazionali: l’obbedienza infantilistica, da una parte; la percezione alterata di un mondo grande e terribile, che gioca al tiro al piattello con l’uomo, dall’altra.
Ma non c’è dubbio che il potere, con il supporto dei mass – media, sono oggigiorno responsabili, tra l’altro, di disagi psichici crescenti, e ormai ampiamente diffusi, ai quali abbiamo fatto cenno.
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