“Povere Creature” di Daniela Rullo

"Povere Creature", loro... o noi che osserviamo? POOR THINGS, candidato agli Oscar 2024 come miglior film... and THE WINNER IS...

“Povere Creature”, loro… o noi che osserviamo? POOR THINGS, candidato agli Oscar 2024 come miglior film… and THE WINNER IS…

POOR THINGS

Una donna si lancia da un ponte, Londra, qualcuno ne raccoglie le spoglie ancora calde e come in un moderno Frankestein al femminile la riporta in vita.

Ma chi è la “nuova creatura”? È creata da “Dio” o da se stessa, è figlia della scienza, della cultura, o si evolve da sé? È “figlia” del dottor God(win), nomen omen, un esperimento. È il feto che la donna portava in grembo, prima di suicidarsi, il cui cervello viene impiantato nel corpo di sua madre. È genitrice e figlia insieme. È un “fenomeno” che Max McCandless verrà chiamato ad osservare in qualità di assistente del dottor God, il quale si presenta con un “magnifico ritardo”. Bella prende vita e i suoi occhi sono zoommate e grandangolari e fisheye e un mondo in bianco e nero, quello della prima infanzia, dei movimenti scoordinati. Ma la progressione è veloce, i capelli crescono in fretta, tante sono le parole imparate ogni giorno. God è un padre alla Konrad Lorenz e lei una figlia e non di meno, come un’oca che lo insegue tra le oche, vorrà scoprire il mondo esterno ma anche il mondo interno.

Davanti ad un’aula piena di studenti di medicina God sollecita uno dei tanti quesiti (filosofici), presenti in tutto il film: “Chi può distinguere l’uomo dall’animale, sempre se c’è una differenza?”

God e Max MacCandless, il maestro e l’allievo, il padre e il “tutore”, futuro marito, promesso sposo di Bella (colui che le dirà che il corpo è suo e può farne ciò che vuole, che bel concetto, semplice anche, non è vero?), per tenerla al sicuro dal suo passato (che le viene nascosto), vorrebbero che lei non andasse in città, per il suo “bene”. Ma si interrogano se ciò sia giusto, dialogano continuamente sul senso della libertà, in senso ampio, che è il tema di tutto il film, il tema centrale, e ci rimandano continui spunti di riflessione. Perché non aver salvato la donna che si è suicidata? Chiede Max e God risponde: “Chi sono io per decidere il suo destino?” Altre domande: “Perché non l’hai fermata?”, quando Bella, invece di sposare il suo “colombo”, Max, scapperà con l’avvocato Duncan, in giro per l’Europa. God risponderà al suo assistente: “Perché è una creatura dotata di libero arbitrio”. E queste risposte si sedimentano in noi, via via, durante tutto il film…

Il corpo di Bella è vero è sempre uguale ma la sua maturità ne cambia la postura, gli atteggiamenti e Bella comincia presto a scoprire i propri genitali e come procurarsi piacere da sola. In mezzo alle gambe, Bella ci mette la propria mano e poi la frutta e poi, entusiasta, la mano degli altri, l’altro… Bella è pronta per la maturità sessuale e prima del matrimonio vuole conoscere tutto. Non si accontenta della casa paterna. Vuole conoscere il mondo. Vuole “scappare” con l’avvocato Duncan Weddenburn, con o senza lascia passare del padre. Comincerà un viaggio fatto di colori sgargianti, di “furiosi sobbalzi”, di paesaggi che sembrano visioni oniriche di un mondo surrealista, dove non ci sono solo il piacere vorace dei dolcetti di Lisbona ma anche la tristezza del Fado, la prima realtà… perché la vita vera comincia fuori dalla protezione paterna. L’uomo di scienza, deturpato da un genitore senza cuore, prova sentimenti di mancanza nei confronti di Bella ma com’è giusto che sia, lui e Max McCandless, seguono a distanza l’evoluzione-formazione della donna e quello che le accade nel mondo. Bella incontrerà il dispiacere, il dolore, il potere, la sottomissione… se la caverà?

Oh sì… Bella se la caverà, eccome!

Non importa se vedrà la povertà, quella vera, ad Alessandria, non importa se finirà col fare la prostituta a Parigi perché lei non smetterà mai di scegliere, anche quando agli altri sembrerà di non averle lasciato altra chance (e per questo si ecciteranno ancora di più, le dirà la maitresse del bordello). Bella ha un obiettivo, diventare medico come suo padre, continuando ad essere sempre una donna libera e migliorando se stessa.

Il passaggio evolutivo e metafisico sulla nave è un passaggio chiave e fondamentale. Battute come quella con la sua amica Martha che le dirà di “provare maggiore interesse per ciò che ha in mezzo alla orecchie piuttosto che in mezzo alle gambe” sono determinanti per accrescere il suo pensiero ottimista. Bella intravede in ogni uomo la possibilità di essere una persona migliore: in Duncan, ad esempio, nonostante lo definisca “incredibilmente confuso” quando vede in lui possesso e gelosia, nonostante la loro sia una relazione non sentimentale… non era stato Weddenburn a dirle “non ti innamorare”? A differenza di Harry, che Martha definisce cinico, il quale dirà che “siamo tutti bestie, nasciamo così e moriamo così”, Bella è un’entusiasta ed ama l’avventura… per lei la vita è una meraviglia da scoprire.

Bella non arretra di un solo passo neppure davanti al più famigerato degli uomini della sua vita, quando il passato ritorna prepotentemente sotto forma di suo marito che la reclama con il suo vero nome, Victoria Blessington, la moglie del Generale Blessington, uomo crudele, violento, poco avvezzo ai rifiuti, abituato a considerare le persone come oggetti di sua proprietà, anche Bella. Ma lei non può tornare ad essere Victoria perché… si è evoluta, Bella ora è un’altra creatura.

Potrà “migliorare” anche il suo Alfie, il generale Blessington? Chi lo sa… noi ce lo auguriamo, perché Bella è “figlia” di un medico e a noi piace credere nella scienza…

Quando un’opera d’arte è tale e trovo che questo film sia davvero un capolavoro, da vedere e rivedere, con mille spunti e chiavi di lettura e sottotesti, compiuto, finito e donato al pubblico, esso lo guarda e vi partecipa emotivamente, con tutto il suo corpo. In questi 141 minuti, siamo coinvolti con tutti i sensi, perché noi guardiamo Bella Baxter/Emma Stone e tutta l’opera con gli occhi, le orecchie, il gusto, il tatto, l’olfatto. Noi cambiamo sguardo con Bella, cambiamo modo di camminare. Cambiano i colori del film che da bianco e nero diventano sgargianti e brillanti, cambia il nostro punto di vista. Ascoltiamo delle musiche compiute appositamente che ci mettono la tensione emotiva associata a quella o quell’altra immagine. Sentiamo il gusto dei dolcetti prelibati di cui Bella va ghiotta e sputiamo ciò che non ci piace perché ha ragione Bella a non tenere in bocca ciò che è rivoltante. E tocchiamo, sì, tocchiamo le nostre “pudenda” e facciamo “furiosi sobbalzi”, perché è bello avere il piacere del piacere e poterlo dire naturalmente: “Ciao, mi chiamo Bella e stamattina ho fatto sesso con me stessa o con il mio/a partner e quindi sto bene… spero tu altrettanto”… Conversazioni così naturali, spontanee, sincere, forse avrebbero più senso, ogni tanto, invece di non fare quello che sentiamo veramente e non dire quello che pensiamo veramente… “solo perché non sta bene in società”.

Bella è libera, senza retropensieri. Bella è quello che tutti noi, uomini e donne, vorremmo essere, la parte più spontanea, la parte più essenziale e vera. Un film in cui la più bella battuta (ce ne sono diverse in verità, le altre trovatele voi) è quando Weddenburn le grida, per strada: “Troia, siete delle troie!” e lei risponderà “Noi siamo i nostri mezzi di produzione”.

Martha dirà a Bella “Leggi Goethe”… Sono andata a cercare la frase che mi riconduce al film, a mio parere (magari il regista, e voi, ne avete in mente altre):

“Soltanto chi non ha bisogno né di comandare né di ubbidire è davvero grande” – J. W. Goethe

Poor Things, Povere Creature, 11 nomination, sarà presente alla Notte degli Oscar, al Dolby Theatre di Hollywood, la sera del 10 marzo 2024.

Candidato al miglior film, Candidato al miglior regista Yorgos Lanthimos, Candidatura alla miglior sceneggiatura non originale a Tony McNamara, Candidatura alla miglior attrice a Emma Stone, Candidatura al miglior attore non protagonista a Mark Ruffalo, candidatura alla miglior colonna sonora a Jerskin Fendrix, candidato anche al miglior montaggio, fotografia, scenografia, costumi e trucco… per me li potrebbe vincere tutti ma qualcosa lasciamola anche ad altri film altrettanto meritevoli.

Sicuramente i nomi che ho citato sono quelli per cui sarò assolutamente di parte e farò un tifo sfegatato perché Bella non lascia indifferenti.

Bella la ami, con Bella non puoi non identificarti… e non è femminismo… Bella è come una libellula… Bella è bella… bella è un “simbolo” di rinascita. Bella è Eros dopo Thanatos, è sana ribellione alle convenzioni sociali, è curiosità, è crescita personale, è spontaneità, è bellezza, gioventù, è sincerità, è determinazione, intelligenza, ironia, Bella è tante cose… questo film è una visione caleidoscopica e merita di prendervi del tempo, lasciare che vi catturi, durante la sua visione e soprattutto nei giorni a seguire… di prendersi il tempo di “sentirlo”, di riguardarlo, anche mentalmente… così come dovremmo prenderci il tempo di godere della vita, in tutti i sensi e con tutti i sensi…

Avere il tempo e soprattutto il coraggio di essere noi stessi per essere finalmente liberi e tornare ad essere belli come Bella…

Daniela Rullo

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Daniela Rullo

2 commenti

  1. Un film in cui la più bella battuta (ce ne sono diverse in verità, le altre trovatele voi) è quando Weddenburn le grida, per strada: “Troia, siete delle troie!” e lei risponderà “Noi siamo i nostri mezzi di produzione”.

    Se mi spieghi perché è bella, a tuo parere, grazie!

  2. Non so se ha visto il film… ma se mi fa questa domanda ipotizzo di no e non penso sia il caso di rispondere in maniera dettagliata per non spoilerare troppo. Ad ogni modo… Bella, nel film, non viene chiamata Troia solo perché fa la prostituta ma viene chiamata in questo modo in termine dispregiativo, né più né meno di come oggi gli uomini possano insultare le donne che non li vogliono più (però prima l’aveva implorata di tornare con lui), fa parte della “confusione” di Duncan e quando il signor Weddenburn non sa più come lusingare o impietosire o convincere Bella… l’attacca verbalmente, per strada, denigrandola, pensando che questo appellativo le possa ledere, la possa scalfire a livello psicologico o comunque le possa rovinare la reputazione. La risposta di Bella fa capire come lei abbia un’altissima considerazione di sé, nonostante quello che sta facendo per mestiere, perché non è il suo lavoro che la definisce o ne scalfisce l’indole, né tantomeno ne mina, di una virgola, il valore che lei dà alla propria libertà personale… il perché non glielo posso dire… guardi il film… è il tema centrale di tutto il film, LA LIBERTÀ, non di certo la prostituzione, né le scene di sesso, né di nudo, né di erotismo…

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Carletto Romeo