Carletto Romeo
“Menzogne mainstream su Israele e Palestina”
Alcune menzogne istituzionali del nostro mainstream nazionale (in primo luogo Rai e Mediaset, ma non solo), a proposito di Israele e Palestina.
Con quanto e quale sussiego Daniele Capezzone, impeccabile nel vestito scuro, dal di dentro della camicia incravattata, tutto lindore e ordine (e non potrebbe essere altrimenti, per un politico di destra), qualche giorno fa gridava il suo sdegno in faccia all’interlocutore, l’ex sindaco di Napoli De Magistris, dal quale pretendeva un pubblico ed immediato atto di contrizione, una ritrattazione in stile “C’è posta per te!” per il suo sostegno alla resistenza palestinese: un “condanni o no Hamas?”, urlato come una pistola puntata alla tempia, o sarebbe più azzeccato dire un’accusa d’eresia da parte di un truce inquisitore d’ufficio, che non aspettava che di pronunciare la condanna al rogo nel caso di pervicacia nell’errore.
Si trovava a suo agio, negli studi di Quarta Repubblica, il nostro Capezzone, spalleggiato dall’amicone Nicola Porro, conduttore dello spettacolo di informazione (anche lui esponente della congrega dei neoliberali italiani, autore di un libro recente, con molta modestia intitolato “Il Padreterno è liberale”, vale a dire fatto a immagine e somiglianza di Porro medesimo, così come lui se lo immagina, né più né meno), che recalcitrava come un cavalluccio imbizzarrito nei panni angusti del moderatore imparziale, e che infatti non ha potuto fare a meno, rivolto a De Magistris, di sbottare: “Ma lei non può, in uno studio televisivo, dire che Hamas non è un’organizzazione terroristica” (prescindo dal fatto che l’attribuzione non corrispondeva ai fatti), ma con l’aria di chi non è tanto preoccupato del valore di verità dell’affermazione attribuita a De Magistris, ma di chi freme perché è stato violato un tabù, insinuato un dubbio nel telespettatore medio ormai “dobbiato”, che non deve essere svegliato dal torpore con gli urti dell’argomentazione, ma cullato con i sofismi della retorica più nauseante.
Limitarsi a condannare Hamas o l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre è un atteggiamento analogo a chi provando orrore per un sintomo improvviso e raccapricciante, e soffrendo allo stesso tempo di orrore per la verità, non s’interroga sull’eziologia, ma mira e rimira inorridito il corpo estraneo (putrido di pus virulento), e conclude che rimuoverlo estirpandolo sia la soluzione.
Chi non s’interroga sull’eziologia vive nell’orrore per la verità, che fa di tutto affinché non emerga: un orrore sintomaticamente chiaro nell’aggressività del Capezzone e nell’insofferenza del Porro!
I quali, insieme a tanti altri della stessa genia, non fanno altro che giornalismo – spazzatura, infarcito di fatti di cronaca nera, raccolti razzolando tra le lordure del presente, per impressionare il telespettatore senza farlo ragionare. Terrorismo psicologico, e null’altro. Il telespettatore vede la sgradevole lordura, imbandita dai nostri telegiornali a tavola pronta, e non desidera altro che venga rimossa, a costo di spianare un’intera città con tutti i suoi abitanti.
D’altra parte, come ci ricorda di continuo Alessandro Orsini (docente di sociologia del terrorismo alla Luiss di Roma), “Il sistema dell’informazione in Italia sulla politica internazionale, [è] … uno dei più corrotti del mondo […].” La televisione italiana “serve a questo, a creare consenso intorno all’occupazione delle terre dei palestinesi. Ogni tanto qualche voce critica si leva per indurre alla ragione, ma viene presto criminalizzata. I media italiani sono corrotti? Certo, sono corrotti fino al collo. […] A noi professori delle università italiane viene chiesto di usare la cultura per giustificare i proiettili d’Israele nella testa dei bambini palestinesi. E ci sono enormi ricompense per i professori universitari che trovano una giustificazione morale ai fori d’entrata in quei piccoli crani. Si può dire che fa profondamente schifo? Si parla tanto di valori. Ecco i miei valori: la cultura come strumento di liberazione da ogni forma di oppressione.”
Di quale malattia è dunque sintomo, l’attacco di Hamas del 7 settembre 2023, così feroce così inumano?
Chi sono i terroristi?
Se comunque il criterio di giudizio è la ferocia e l’inumanità, la reazione di Israele non è ancora più feroce, ancora più inumana di quella di Hamas? Se Hamas è solo un’organizzazione illegale e criminale, chi può confutate (carte alla mano!) che Israele non ha commesso una miriade di atti illegali e criminali dalla sua fondazione fino ad oggi, e non ha manifestato finora nessuna seria intenzione di rimediarvi?
Se parliamo del terrorismo di Hamas, vogliamo pure accennare al ruolo del più feroce terrorismo delle organizzazioni paramilitari ebraiche negli anni cruciali che hanno infine portato alla proclamazione dello Stato di Israele?
Cioè, vogliamo finalmente riconoscere che la fondazione di Israele è in buona parte il frutto amaro del più feroce terrorismo delle sue organizzazioni paramilitari illegali, tollerate dal governo britannico, che pure lo ha subito? Vogliamo? L’orrore della verità, lo impedisce.
Ma basta andare su Wikipedia, che benevolmente riporta una sintesi di solide acquisizioni storiografiche da parte di ricercatori anche “israeliani”, alle voci Haganah, Irgun, banda Stern.
Irgun, in particolare, era una formazione paramilitare militare clandestina, sorta da una scissione dell’Haganah (esercito clandestino ebraico, ai tempi del Mandato), di cui è possibile apprezzare gli attacchi terroristici ai danni dei britannici, ma soprattutto dei palestinesi, dal 1936 al 1948.
Irgun ha dato un contributo fondamentale alla pulizia etnica della popolazione palestinese dei villaggi e delle città, dalla fine del 1947 al 1948, fatta di intimidazioni, irruzioni nei villaggi, uccisioni e massacri, allo scopo deliberato di costringerli a lasciare le loro terre, e così creare uno Stato ebraico il più possibile dearabizzzato. (Vedi “La pulizia ebraica della Palestina”, dello storico israeliano Ilan Pappè, che documenta tutto quello che afferma.)
Voglio dire che la “fedina penale” dello Stato di Israele, che ha derubricato come organizzazioni terroristiche prima l’Olp (per decenni), e poi (Hamas), assomiglia a chi avendo conquistato il diritto all’esistenza con la forza più brutale, si munisce di una patente di legalità, e cancella dalla memoria ufficiale il suo passato oscuro, nel più puro e duro stile machiavellico, che si possa immaginare!
Vogliamo ricordare qualcuno di questi attacchi terroristici, magari agli inglesi, che sono comunque e paradossalmente i principali artefici del trionfo del sionismo e della nascita di Israele?
• 22 luglio 1946, attentato al King David Hotel di Gerusalemme, quartier generale britannico, con 96 morti e 46 feriti.
• 29 luglio 1947, impiccagione di due sergenti britannici.
• 12 agosto 1947, esplosione di una bomba sul treno militare Londra-Villaco fuori dal tunnel di Tauern vicino Mallintz, Austria, mentre una seconda bomba rimane inesplosa. Un’esplosione fuori dall’ufficio del comandante di campo a Velden non provoca feriti.
• 13 dicembre 1947, attacco al villaggio di Yebudieh (al-‘Abbasiyya) nel sottodistretto di Giaffa. 24 miliziani dell’Irgun provenienti da Petah Tiqwa sparano, fanno esplodere case e lanciano granate. Un blindato della polizia britannica viene incendiato.
• 30 dicembre 1947, massacro della raffineria petrolifera di Haifa.
• 9-11 aprile 1948, massacro di Deir Yassin,
• e così, via.
E non è acqua passata, tutto ciò, come si potrebbe superficialmente pensare. Non solo la formazione paramilitare Haganah, ma anche Irgun e banda Stern sono in sostanza confluiti nell’esercito regolare israeliano nell’anno 1948, come dimostra la brillante carriera dei capi di queste organizzazioni terroristiche, e la diretta filiazione del partito Likud (di cui è attualmente leader Netanyahu), proprio da Irgun.
Chi si ricorda di Menachem Begin, primo ministro israeliano tra gli anni Sessanta e Settanta, protagonista degli accordi di Campo David con l’Egitto di Sadat del 1978, e per questo insignito del Nobel per la pace?
Così va il mondo. Begin ha guidato l’organizzazione terroristica Irgun dal 1943, ed è stato responsabile di gravi e sanguinosi atti di terrorismo contro gli inglesi e poi soprattutto i palestinesi, e di vere e proprie stragi!
Sotto la guida di Begin, Irgun, ormai disciolto, è sceso nell’arena politica sotto il nome di Herut, e poi di Likud, che è il partito dell’attuale primo ministro israeliano Netanyahu. E si badi bene che vale tragicamente il detto che il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Likud ha ereditato da Irgun l’ispirazione di fondo: dearabizzare radicalmente la Palestina, espellere tutti i palestinesi, anche ricorrendo ai mezzi più feroci del massacro e della pulizia etnica. L’orrore della striscia di Gaza di questi giorni, lo dimostra pienamente.
Antisemitismo e antisionismo
E accenniamo ad altre nauseanti menzogne, alle quali si prestano purtroppo anche alcuni rappresentanti della comunità ebraica italiana: ad esempio, la confusione tra antisionismo e antisemitismo.
Il 7 novembre 1938, a Parigi, l’ebreo polacco Herschel Grynszpan attentò alla vita del diplomatico tedesco, Ersnt Eduard vom Rath. Era il pretesto che i nazisti aspettavano per scatenare la più feroce rappresaglia contro gli ebrei, ed espellerli dal tessuto della società tedesca come un corpo estraneo: è il terribile pogrom della “notte dei cristalli”. E’ stato un terribile episodio di antisemitismo, un vero e proprio “pogrom” di Stato, lugubre presagio della pianificazione dello sterminio degli ebrei, che ne sarebbe seguita.
Ma più o meno nello stesso arco temporale, l’ala armata dei sionisti che erano già emigrati in Palestina da molti anni (Haganah, e poi Irgun, e banda Stern), stavano già pianificando l’espulsione dei palestinesi dalla loro terra, per creare uno Stato etnicamente ebraico.
Ora, l’abominio che legittimamente è caduto sull’antisemitismo, non implica che non si possa o non si debba condannare l’ideologia sionista, che per un’ironia tragica della storia non solo ha tinte razziste e discriminatorie, ma ha perseguito e persegue il progetto della creazione di uno Stato a base etnica, che ha comportato la ripulitura della Palestina della sua popolazione araba. Solo la malafede, l’ignoranza e la strumentalizzazione della storia possono alimentare un tale equivoco, che confonde e identifica antisionismo con antisemitismo. Aggiungo che la difesa a oltranza della politica di Israele, anche quando è apertamente illegale e criminale, è uno dei più gravi fattori che oggi alimentano l’antisemitismo.
La strumentalizzazione della tragedia della Shoah da parte del sionismo, ha avuto il suo ultimo atto in questi ultimi giorni, quando il rappresentante israeliano all’ONU è apparso con addosso la stella gialla, a volere suggerire che l’attacco allo Stato di Israele è un gravissimo episodio di antisemitismo, cioè un attacco agli ebrei in quanto ebrei. Ma è stato lo stesso capo dello Yad Vashem, che è l’ente israeliano che custodisce la memoria dell’Olocausto, a condannare l’esposizione della “stella gialla” alle Nazioni Unite: “Il presidente di Yad Vashem Dani Dayan ha dichiarato: ‘La stella gialla simboleggia l’impotenza del popolo ebraico e l’essere alla mercé degli altri. Oggi abbiamo un paese indipendente e un esercito forte’”.
Ma come non ricordare quanto affermato da Netanyahu nell’ottobre del 2015, al XXXVI Congresso sionista a Gerusalemme, quando osò assolvere Hiter dalla responsabilità dell’Olocausto, e dare la colpa ai palestinesi?
Allora si poteva leggere qualche parola di verità anche su “La Stampa” (22 ottobre 2015): “Sopravvissuti alla Shoah, storici del nazismo, leader dell’opposizione, ministri del governo e cittadini comuni: Israele è in rivolta contro il premier Benjamin Netanyahu che ha attribuito al mufti di Gerusalemme la responsabilità di aver suggerito ad Adolf Hitler l’idea di sterminare gli ebrei.”
Ecco le indegne e infami parole di Netanyahu: «Hitler non voleva sterminare gli ebrei all’epoca, li voleva espellere» ma nell’incontro a Berlino alla fine del 1941 «il mufti di Gerusalemme, Haj Amin al-Husseini, obiettò “verranno tutti qui” e quando Hilter gli chiese “cosa devo fare con loro?”, il mufti “rispose di bruciarli”». L’intento del premier è indicare nel mufti di allora, padre storico del nazionalismo palestinese, la genesi dell’odio antiebraico che incita i giovani arabi all’Intifada dei coltelli. Ma «riscrivere la storia a fini politici è il più grave degli errori», gli rimprovera Yehuda Bauer, maggiore storico della Shoah, imputandogli «affermazioni senza fondamento» perché «abbiamo il documento su quell’incontro e spiega come fu Hitler a parlare, chiedendo al mufti di fare propaganda nazista in Medio Oriente».
Ma non solo Yehuda Bauer, anche altri storici reagirono con sdegno: “Nell’arco di poche ore è quasi l’intero Paese che si solleva, imputando al premier di essere un «negazionista». Dina Porat, a capo degli storici dello Yad VaShem, è lapidaria: «Non si può dire che il mufti diede a Hitler l’idea di bruciare gli ebrei, è falso». Meir Litvak, storico all’Università di Tel Aviv, parla di «bugie» e Moshe Zimmermann, germanista all’ateneo di di Gerusalemme, trae le conclusioni: «Netanyahu si è aggiunto alla lunga lista di coloro che definiamo negazionisti» per aver ridimensionato le responsabilità dei nazisti nella Shoah.”
Infatti, quelli di Hamas, secondo la destra sionista israeliana, non sono soltanto terroristi, ma anche nazisti. La falsificazione della storia, con la falsa equivalenza tra antisemitismo e antisionismo, infanga un popolo già martoriato, allo scopo di demonizzarlo e deprivare le sue sacrosante rivendicazioni di ogni legittimità e credibilità, e mira a rendere intoccabile Israele e le sue politiche, anche quando criminali.
Palestinesi, ostaggi di Hamas?
Un’altra bestialità che i vari Tajani, e i vari Belpietro, e così via ripetono continuamente è che il popolo di Gaza sarebbe ostaggio di Hamas. Niente è più tragico della beffa, sputata in faccia a un popolo o un individuo!
Mi viene il sospetto che la stessa cosa dicessero i fascisti della Repubblica di Salò dei partigiani, durante la resistenza: “voi non siete i rappresentanti del popolo italiano, di cui anzi vi fate scudo nei vostri vili attentati contro di noi e i nostri alleati.” Sarebbe come dire che dell’eccidio di Marzabotto sarebbero responsabili i partigiani, che resistevano all’occupante tedesco. Il che, in un certo senso è vero, ma nessuno si azzarderebbe di negare le legittimità della lotta partigiana, che era sostanzialmente espressione della rivolta popolare contro il nazifascismo.
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