L’uomo nuovo

Linee-guida della commissaria europea all'eguaglianza Helena Dalli, rilette dal prof. Gaetano Riggio

L’uomo nuovo

Linee – Guida della Commissione Europea


Non c’è posto per le religioni tradizionali, nella società del futuro.

Le linee guida della commissaria europea all’Eguaglianza, Helena Dalli, “per una comunicazione inclusiva”, ritirate perché non avrebbero raggiunto gli standard di qualità preventivati, in realtà – si suppone – per la mala accoglienza ricevuta, anche da parte del Vaticano – pur così prudente in questa fase di secolarizzazione spinta, e più incline all’autocritica che alla critica -, sono in realtà un tassello del progetto tecnocratico che sostanzia non soltanto le Istituzioni dell’UE, ma anche la sua visione dell’uomo del domani, che asseconda l’ideologia scientista dominante.

In questa società del futuro non c’è posto per le religioni tradizionali, se non nella misura in cui si adeguano alle nuove linee guida, e si adattano a fare da supporto “sacerdotale” alla casta governativa formata da scienziati, tecnici, amministratori, banchieri e oligarchi.

  • La profezia di Pasolini: il nuovo potere non ha più bisogno del Vaticano (e neanche del Natale).

Le analisi di Pasolini sull’evoluzione della società italiana tra gli anni Sessanta e Settanta, sono state davvero profetiche nella loro lucidità, in quanto capaci di coglierne le linee di tendenza, valide per le società occidentali nel loro complesso.
Egli scorge l’avvento di un nuovo potere, che può fare a meno della vecchia alleanza tra “trono e altare”, il che significa che il secolare uso della religione come “instrumentum regni”, non serve più al nuovo potere: Scrive infatti Pasolini, riguardo a questo nuovo potere (in “Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo”, 1974):

“So semplicemente che [il nuovo potere] c’è. Non lo riconosco più né nel Vaticano, né nei Potenti democristiani, né nelle Forze Armate. Non lo riconosco più neanche nella grande industria, perché essa non è più costituita da un certo numero limitato di grandi industriali: a me, almeno, essa appare piuttosto come un tutto (industrializzazione totale), e, per di più, come tutto non italiano (transnazionale). Conosco anche – perché le vedo e le vivo – alcune caratteristiche di questo nuovo Potere ancora senza volto: per esempio il suo rifiuto del vecchio sanfedismo e del vecchio clericalismo, la sua decisione di abbandonare la Chiesa, la sua determinazione (coronata da successo) di trasformare contadini e sottoproletari in piccoli borghesi, e soprattutto la sua smania, per così dire cosmica, di attuare fino in fondo lo «Sviluppo»: produrre e consumare.” (Pasolini, Pier Paolo. Il fascismo degli antifascisti, (pp.16-17). Garzanti Classici. Edizione del Kindle.)

Il nuovo potere abbandona la Chiesa, afferma Pasolini, perché non ne ha più bisogno come strumento di controllo e dominio delle masse popolari.
Egli prevede addirittura la crisi e poi la fine della Democrazia Cristiana (i” Potenti democristiani”) in quanto soggetto politico egemone, al quale la Chiesa cattolica italiana aveva garantito l’appoggio delle masse, in funzione anticomunista, sia all’interno che all’estero.

  • Il nuovo potere ancora alleato della Chiesa nella lotta al comunismo sovietico. Reagan e Giovanni Paolo II.

La profezia di Pasolini anticipa dunque i tempi, perché egli scrive negli anni della divisione del mondo in due blocchi, quando dunque la Chiesa era ancora funzionale alla lotta globale al comunismo.
Le due icone di questa lotta, e del trionfo dell’Occidente, sono Reagan e Giovanni Paolo II, così immensamente vicini e lontani: l’uno, il patrocinatore del nuovo corso neoliberista, l’altro un mistico della Cattolicità. Entrambi avevano un nemico comune nell’Unione Sovietica.
Leggo quasi a caso, in un articolo de “La Repubblica” del 2008, scritto da Joaquin Navarro Valls:

“E’ divenuta ormai una consuetudine il far coincidere l’intera politica reaganiana, dal 1981 al 1988, con la parte centrale del pontificato di Giovanni Paolo II. Entrambi hanno contribuito parallelamente a spingere il comunismo sovietico fuori della storia. Entrambi hanno collaborato in modo decisivo a sgretolare il grande gigante dai piedi d’ argilla. Alcune interpretazioni si fermano qui. Si arrestano davanti alle analogie degli effetti, senza cogliere le differenze realmente esistenti tra le cause.”

  • Il neoliberismo trionfante dopo la caduta del muro di Berlino si rivela essere il nuovo potere di cui parla Pasolini. L’attacco alla Chiesa.

Nel nuovo ordine mondiale neoliberista, che ha avuto come patrocinatori R. Reagan e M. Thatcher, la Chiesa si rivela essere un residuo del passato. Alle analogie, alle quali accenna Valls, subentrano le differenze, che marginalizzano la Chiesa, ormai costretta a subire attacchi su più fronti.
Chiusa la pagina gloriosa della lotta al comunismo, in cui la Chiesa era stata in prima fila, rispettata dai mass-media come baluardo di spiritualità e libertà, comincia l’epoca degli attacchi contro di essa, proprio dall’interno del nuovo ordine neoliberista trionfante.

Questo attacco è duplice, sia contro i valori cristiani sia contro la credibilità del clero per mezzo di continui scandali che seppure reali vengono montati mediaticamente, e ottengono una risonanza impensabile fino a qualche anno prima.
Si ritorna a leggere criticamente, e con intenti liquidatori, anche la storia della Chiesa e dei suoi “crimini”.

Dopo “Il libro nero del comunismo” (1997), che mette il sigillo fine sull’esperienza del socialismo reale, con il suo bilancio degli orrori, ed inaugura a modo suo la nuova era neoliberista, è la volta del “Libro nero del Vaticano”, che apre uno squarcio machiavellico all’interno dei sacri palazzi, e così via. E’ anche la volta degli scandali sugli abusi sessuali del clero, sull’omosessualità, e così via.
Ovviamente, non è in questione la liceità delle indagini e dei processi – né tantomeno la necessità di un rinnovamento della Chiesa -, quanto il loro significato complessivo, che si inserisce in una svolta verso una laicizzazione sempre più spinta, che procede tanto più agevolmente quanto più la Chiesa è screditata.

  • L’incompatibilita’ tra il nuovo ordine mondiale neoliberista e la Chiesa cattolica, e le religioni in generale.

Da quando Reagan e Giovanni Paolo II erano celebrati come due icone dell’Occidente, come se il potere secolare e il potere spirituale operassero in concordia nella edificazione del nuovo ordine mondiale, è trascorso un tempo qualitativamente così intenso che non ci si raccapezza più.
La frattura si consuma nel contesto dell’elaborazione dei principi e delle Istituzioni dell’Unione Europea, in cui non si fa menzione delle radici cristiane dell’Europa, e soprattutto dell’evoluzione dei processi economici e dei costumi, che hanno il loro fulcro nella globalizzazione economica dei mercati.

  • L’alleanza tra Ue e scienza, tra Ue e mercato, mette ai margini la Chiesa, e i valori religiosi. Verso un nuovo ateismo di stato.

Per concludere, torniamo alle line guida della Commissaria europea all’Eguaglianza, Helena Dalli, che raccomandano, e possiamo stare sicuri che torneranno a raccomandare – in quanto il ritiro del documento è stato solo tattico – di conferire alle festività “cristiane” un tono sempre meno “cristiano”, con una contraddizione in termini che lascerebbe sbalorditi, se non ci si fosse già in qualche modo assuefatti a questo stato di cose.

Una raccomandazione, che non tarderà a colorarsi di opportunità e infine di obbligo, che in quanto valevole per tutte le espressioni religiose, nella loro pluralità molteplice, non può mirare come risultato ultimo che alla loro neutralizzazione reciproca, cioè alla loro scomparsa dallo spazio pubblico, che sarà dunque uno spazio spoglio dei simboli del sacro, e del religioso in generale.

Ciò concorda pienamente con la prevalenza: 1. da una parte, dell’economia di mercato globalizzata come struttura fondamentale della società, che sottomette alle sue logiche del profitto e del consumismo tutte le altre dimensioni del vivere sociale; e 2. dall’altra, del sapere tecnico – scientifico, che s’incorpora nell’apparato amministrativo dello Stato, e soppianta il ruolo e la funzione svolti in precedenza dalla religione.

  • Buone feste invece che Buon Natale: quale lettura si potrebbe dare di questa raccomandazione?

Sicuramente, se non anticristiana, postcristiana: se la qualificazione “natalizia” della festa deve passare in secondo piano, ritirarsi una dimensione privata di non visibilità pubblica, e lo stesso deve valere per tutte le altre religioni non autoctone trapiantatesi nell’Unione Europea, quel che rimane di politicamente corretto è una vaga connotazione semantica di festività, vuota di contenuto, che appiana le distinzioni e accelera, per una decisione presa dall’alto, il processo di sradicamento dell’Europa dalle sue radici.

  • Quale liberta’ religiosa?

E’ così evidente come la libertà religiosa sia a questo punto fortemente a rischio, nella misura in cui le istituzioni politiche europee raccomandano (a) una vaga religione laica ancora in fase di definizione, che prescinderebbe dalle tradizioni storiche: una raccomandazione che potrebbe divenire opportunità, poi unica opzione politicamente corretta, infine obbligo, prima sociale e poi legale; oppure (b), una forma di ateismo non dissimile da quello che vigeva ed era promosso dal sistema d’istruzione pubblica, nei regimi del socialismo reale ai tempi dell’Unione Sovietica, prima della caduta del muro di Berlino.

Difatti, questo processo è già in corso, se consideriamo le pesanti interferenze pubbliche nell’educazione dei bambini, sempre più sottratta alle opzioni religiose delle famiglie, sulla base della piattaforma ideologica del gender, adottata dall’Unione europea, che mira a fluidificare l’identità sessuale delle persone e scombinare il binarismo sessuale.
Non mi soffermo sul carattere dogmatico di questa ideologia, sul fervore militante dei suoi adepti, sui nuovi paradossali contro – stereotipi che sta diffondendo, sul clima di intolleranza persecutoria e il tasso di conflittualità, sempre più preoccupanti.

  • Non c’è il rischio di una deriva totalitaria?

Ma non può sfuggire come si respiri un’aria sempre più pesante in Europa, che restringe gli spazi di libertà, un’aria sempre più colpevolizzante nei confronti di quei soggetti che si oppongono al nuovo indirizzo.
La colpevolizzazione del clero e dei cristiani fa il paio con la colpevolizzazione dei maschi sia in quanto sessisti che in quanto omofobi, l’una e l’altra finalizzate rispettivamente allo sradicamento della religione e all’imposizione del gender.

D’altra parte, il documento sulla comunicazione inclusiva non raccomanda soltanto di sostituire il termine “Natale” con quello di “Festa”, che è più inclusivo, ma di evitare altresì gli appellativi che farebbero riferimento all’orientamento sessuale e all’identità di genere secondo lo schema binario maschio – femmina, uomo- donna, che privilegerebbe in modo discriminatorio l’eterosessualità rispetto alle altre identità sessuali.

Noi praticamente siamo governati da un’oligarchia che ha deciso a tavolino non soltanto che il sentimento religioso tradizionale è un optional di cui dobbiamo fare a meno, ma che opzionale è altresì il binarismo sessuale e l’eterossesualità ad esso collegata.
Noi stiamo permettendo a costoro di portare avanti i loro progetti di ingegneria sociale che deformano l’uomo senza obiettare nulla, almeno per ora.


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Carletto Romeo