Carletto Romeo
“Il Dottor Stranamore e la macchina della fine del mondo” di Gaetano Riggio
Deterrenza perfetta, deterrenza imperfetta, l’Occidente in stato di ipnosi?
Il dottor Stranamore è un film di Stanley Kubrick uscito nel 1964, al tempo della Guerra fredda tra Nato e Patto di Varsavia, a distanza di due anni dalla famosa crisi dei missili di Cuba (1962), in cui la sfida tra le due superpotenze (USA e URSS) condusse alla crisi del sistema della deterrenza reciproca, portando il mondo sull’orlo di una guerra nucleare (non più fredda, ma molto molto calda … ).
Nel film di Kubrick si narra di un sistema di deterrenza realizzato dai sovietici, che avrebbe dissuaso gli americani dall’attaccare, in quanto ogni attacco nucleare avrebbe provocato una risposta simmetrica automatica, affidata ad una macchina (la macchina della fine del mondo, appunto), con conseguente distruzione reciproca degli avversari.
L’ironia beffarda del regista ha però voluto che l’attacco nucleare, fatto partire da un generale americano folle contro l’URSS, avvenisse poco prima che il presidente sovietico annunciasse al mondo il fatto che il suo paese disponeva di una macchina siffatta di deterrenza perfetta, che avrebbe innescato inesorabilmente il contrattacco rendendo dunque vano il vantaggio del primo colpo, e impossibile fermare l’escalation.
La macchina della fine del mondo funziona infatti se il nemico sa della sua esistenza e a fortiori sa pure che il primo colpo (sferrato di sorpresa, per acquisire un vantaggio cruciale) non rimarrà senza risposta. In altri termini, l’illusione che la minaccia nucleare possa essere un bluff è in tal modo esclusa a priori, ed è presa con tutta la serietà che essa merita. Ma gli americani non sapevano ancora che i russi avevano una tale macchina, e anche quando il presidente americano avvisa quello sovietico, e insieme collaborano per fermare il bombardiere folle, la macchina non può più essere fermata.
Ma la buona sorte viene in soccorso. Alla fine infatti gli americani riescono a neutralizzare il bombardiere folle prima che sganci la bomba. E l’umanità è salva.
LA DETERRENZA PERFETTA
La macchina della fine del mondo ha la funzione di realizzare la deterrenza perfetta, cioè di fare capire al nemico – avversario che la minaccia di ricorrere a mezzi estremi ha una probabilità di essere attuata pari al cento per cento.
Poiché infatti l’attuazione della minaccia (nel nostro caso dell’uso dell’arma nucleare) ha comunque un costo molto alto rispetto ai benefici che apporta, e richiede l’uso di una razionalità operativa che rasenta la follia, il dubbio che il nemico stia solo bluffando può insinuarsi pericolosamente fino a indurre a ignorarla, perché tanto alla fine non avrà il coraggio di passare dalle parole ai fatti.
Ma qui il pericolo si fa davvero mortale, per ambedue le parti. Se infatti la minaccia non viene attuata, allora verrà interpretata correttamente dal nemico come mera finzione, la cui deterrenza vale zero, e per l’altro sarà la fine, perché non avrà più alcun modo di fare desistere il nemico dal proposito di attaccarlo. Se invece il nemico avrà scambiato la prudenza ponderata e calcolata dell’avversario per viltà, allora proverà sulla sua pelle che non stava bluffando, nel modo più tragico e distruttivo.
LA DETERRENZA IMPERFETTA, E I RISCHI CHE STIAMO CORRENDO
La logica della macchina della fine del mondo fa capire che la deterrenza in generale – e quella nucleare in particolare – funziona se chi la esercita è disposto a sopportare, con lucida follia, il costo altissimo che la sua messa in atto può comportare. Essa infatti risponde a una dinamica che non ammette defezioni, pena lo scadimento della deterrenza a farsa, analogamente a quell’uomo che esternando la sua ira contro un altro uomo minaccia di farlo fuori, ma nonostante l’escalation delle provocazioni subite non passa mai all’azione per timore delle conseguenze.
Ecco perché l’ideale sarebbe affidare la deterrenza a una macchina, che si attiene scrupolosamente alla logica della deterrenza, costi quel che costi. Ma è propria una tale follia macchinina, d’altra parte, che fa funzionare la deterrenza, e dissuade il nemico dal tirare il primo colpo.
L’OCCIDENTE IN STATO DI IPNOSI?
Le potenze nucleari però usano la deterrenza dell’arma di ultima istanza non solo per scongiurare di essere attaccati nuclearmente, ma più in generale per garantire la loro sicurezza, anche da attacchi convenzionali, qualora il nemico abbia una superiorità militare convenzionale così netta e soverchiante che la disfatta sarebbe certa, secondo vari scenari l’uno peggiore dell’altro.
La situazione della Russia rientra in questa tipologia, in quanto non potrebbe sopportare l’urto della macchina bellica della NATO, la quale invece si sta avviando a mettere tutto il suo potenziale bellico a disposizione dell’Ucraina, che si sta rivelando essere una volgare foglia di fico, che non può più nascondere tutta l’oscenità che sta dietro: l’intento taciuto di sconfiggere e balcanizzare la Federazione russa, secondo un’ambizione pianificata almeno dalla caduta dell’Unione sovietica (1991).
Siccome solo una deterrenza nucleare credibile (cioè dare a vedere che non scherzano, e che sono abbastanza “folli” da passare dalle parole ai fatti) potrebbe a questo punto dissuadere la Nato da un coinvolgimento sempre più diretto, e con conseguenze sempre più gravi per i russi fino alla sconfitta e alla dissoluzione, a Putin non rimarrebbero che due opzioni:
1. ammettere che la deterrenza, basata su ingenti investimenti in risorse e ricerca e sacrifici economici sopportati dalla popolazione, è stata solo uno scherzo di cattivo gusto e una perdita di tempo, e di conseguenza arrendersi alla Nato;
2. oppure fermare la Nato, facendola uscire dallo stato ipnotico in cui si trova, con una bella botta, facendole capire che non ha affatto scherzato a basare la sicurezza dello Stato, da quando è al potere (da più di venti anni), sulla deterrenza nucleare (circa seimila testate, più o meno come gli USA).
Non altro che come stato ipnotico maligno si può interpretare la determinazione con la quale la Nato e l’UE si sono imbarcati in questa folle avventura dell’escalation, che non può non sbattere, prima o poi, contro la risposta nucleare russa, a meno che Putin non rinunci alla deterrenza, ammettendo che tutto è finito, e che finora aveva solo scherzato.
D’altra parte, un ricorso limitato al nucleare tattico, darebbe un doppio vantaggio a Putin:
1. dimostrerebbe che non sta bluffando, con tutto l’effetto dissuasivo che l’esplosione potrebbe suscitare, anche senza conseguenze fatali;
2. farebbe ricadere sulla Nato tutto l’onere della mossa successiva: fermare l’escalation, oppure fare precipitare l’Europa nell’incubo della guerra nucleare.
Le regole della deterrenza nucleare sono chiare, ma noi le stiamo follemente violando, in preda ad uno stato ipnotico pervicace dal quale non si sa se ci risveglieremo in tempo.
Gaetano Riggio
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