Carletto Romeo
Fevraru
Fevraru
Fevraru
curtu ed amaru
‘nchiova i vecchji
o’ focularu
e quandu u friddu pungi
giuvani e vecchi
mutanu l’unghji
Febbraio corto e amaro, costringe gli anziani a stare accanto al fuoco e quando il freddo punge giovani e anziani cambiano le unghie.
Proverbio dialettale calabrese molto utilizzato in tutta la regione, con le dovute piccole diversità di idioma in base al luogo. È noto come la nostra regione sia estesa in lunghezza più che in larghezza, onde per cui nel corso dei secoli le influenze dei visitatori, ostrogoti e barbari inclusi, hanno così creato una grande varietà di dialetti, che solo per comodità definiamo “calabrese”.
Questa è la versione che ho “ereditato” in famiglia, ma magari ti attendo nei commenti in basso per eventuali altre varianti.
Il concetto è lapalissiano: un mese così corto coi suoi 28 giorni o 29, nel caso fosse “bisestile”, ma allo stesso tempo un mese “amaro”.
L’accezione di questo termine riguarda essenzialmente il clima: quindi amaro è sinonimo di freddo e rigido, in una sola parola “duro”.
Quindi “duro”, anche a finire, cioè a passar via veloce, psicologicamente parlando tutte le cose belle “passano” presto e proprio quelle più difficili “sembra” non “passino” mai!
Alle persone più anziane poi, tale mese così difficile e pesante, impedisce ogni svago e azione ricreativa all’aperto, quindi eccoli “inchiodati”, costretti a stare al calduccio e al riparo davanti al fuoco: stufa a legna, caminetto, braciere o altro elemento della tradizione, che oltre a riscaldare, “scalda” i cuori e “riunisce” le persone.
Febbraio, mese corto ma…
Leggo tra le righe, anche il mese del “calore umano”.
Mi piace pensarlo così…
E oggi?
Chissà, forse è una domanda da non porsi…
La saggezza dei nostri Avi non sbaglia un colpo!
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