Carletto Romeo
“Dal cavallo di Troia al Cavallo di Kiev” di Francesco Tropeano
RICEVO E PUBBLICO
ARTICOLO DI FRANCESCO TROPEANO
“Dal cavallo di Troia al Cavallo di Kiev”
Sta scoppiando la pace! Salvate il soldatino Putin
Nella notte dei tempi, quando ero un vivace studente della Statale di Milano, ebbi l’occasione di conoscere il console russo dell’epoca. Era una donna molto bella, tipo la Zakharova, ma con una folta chioma scura. Mi divertivano alcuni suoi aneddoti, per me inediti, sulla vita di Lenin, Stalin o Che Guevara, che allora era il nostro idolo, ma era ancor di più l’idolo di chi ne vendeva le magliette, fruttando un sacco di soldi.
Già da ragazzo, mi accorsi come i russi, crogiolandosi nella loro cultura secolare e nell’indubitabile grandezza di molti loro scrittori, che ancora dominano la letteratura mondiale, badassero poco o niente alla cultura degli altri paesi. Come i ragni che da soli producono e tessono la tela. Probabilmente il nostro caro console ne sapeva più di Andreotti che di Machiavelli. Così come Putin, probabilmente, ha dimostrato di conoscere poco o niente della trilogia sulla guerra di Troia.
Gli americani invece sono come le formiche, raccolgono tutto e di più e lo stivano nei loro capienti magazzini, anche virtuali. Della propria storia, d’altra parte, ne hanno ben poca da studiare e quella poca è costellata da avvenimenti per nulla edificanti. Dal genocidio dei pellerossa alle navi negriere che sequestrarono centinaia di migliaia (se non milioni) di africani per venderli come schiavi nelle piantagioni di cotone. Ci volle una guerra civile per far cessare la schiavitù.
Quindi gli americani studiano tutto, proprio tutto, magari anche quest’articolo che state leggendo. E programmano strategie di espansione di cui approfitteranno le loro voraci multinazionali private.
Hanno un arsenale bellico spaventoso, ma sarebbe soltanto un inutile accumulo di ferraglia senza, ad esempio, le mappe superdettagliate di Google o le triangolazioni di puntamento fornite dai satelliti di Musk. E queste strategie sono assolutamente slegate dal Presidente del momento, anzi ispirandosi al giochetto del poliziotto buono e di quello cattivo, sfruttano l’alternarsi del partito, apparentemente al potere, per introdurre le svolte decisive in queste strategie. Così è stato per l’abbandono dell’Afganistan programmato da Trump e gestito, con mala figura, da Biden. Così sarà per l’occupazione dell’Ucraina, infiammata da Biden e capitalizzata da Trump.
Il Presidente degli Stati Uniti conta quanto il due coppe con la briscola a spade.
Nella sua ultima autobiografia, Musk si vanta di aver spento i suoi satelliti mentre i droni sottomarini ucraini erano partiti a razzo, per attaccare la flotta russa in Crimea, facendoli miseramente disperdere tra le onde. A che servono i presidenti ed i parlamenti? Secondo voi sono più importanti le decisioni del consiglio di amministrazione di Google o quelle di qualsiasi parlamento compreso quello americano? Se domani Google decidesse di staccare la spina all’ l’Italia potremmo calare la serranda ed andarcene al mare.

Comunque, da che mondo è mondo, la guerra è sempre un ottimo affare, nei mezzi e nei fini. Con la scusa dell’Ucraina, ci siamo liberati di armamenti obsoleti facendo largo a nuovi e più temibili ordigni.
Si è alimentata l’industria bellica, a gurdapanza, passando allo stesso tempo da paladini degli oppressi.
Così adesso Putin, che voleva eliminare quello sciancato di Zelenski, si porta in casa le truppe dell’impero americano a cui piace, guarda caso, proprio il Donbass e le sue ricchezze sotterranee.
L’obiettivo statunitense è raggiunto. I tecno feudatari dell’impero americano si leccano i baffi pregustando un lauto banchetto.
Nel mondo occidentale, Russia compresa, governa un unico partito: il partito liberista, che è il contrario di socialista. Questo partito è composto da due correnti. Una corrente populista ed una corrente liberaldemocratica. Queste due correnti si combattono aspramente in una pura lotta di potere, ma quando sono, alternativamente, al governo fanno le stesse politiche convenzionali, con piccole caricature identitarie, giusto per distinguersi. La mission del partito liberista è quella di svendere pezzi di Stato ai propri amici, come ha fatto Eltsin prima e Putin dopo, con gli oligarchi.
Alle nostre latitudini così è stato per la sanità, così è stato per la scuola, così è stato per l’energia, così è stato per i trasporti, così è stato per le telecomunicazioni e potremmo procedere all’infinito. Da imbonitori di fiera le hanno chiamate liberalizzazioni. Dello Stato alla fine rimarrà solo l’aspetto repressivo e militare, arroccato a difendere privilegi e rendite di posizione. Così com’era nel Medioevo.
E non è un paragone campato in aria.
Poco più di un millennio fa, il primo a “liberalizzare” fu Carlo Magno che dette in concessione ai feudatari ampi territori dell’Impero, abdicando di fatto al suo potere assoluto. I successori di Carlo Magno, addirittura, resero ereditarie le concessioni, condannandosi essi stessi all’irrilevanza politica e
storica.

I tecno-feudatari attuali: i proprietari di Google, Apple, Amazon, Space X, Facebook e altri Grandi Fratelli tecnologici, grazie ai regali del partito liberista, sono i veri padroni del mondo. Approfittando della bolla finanziaria del 2008, hanno allungato i loro avidi tentacoli in tutti gli aspetti della vita civile.
Hanno finanche sovvertito quel capitalismo che finora avevamo conosciuto e magari combattuto, quello che chiedeva meno stato e più mercato.
I tecno feudatari hanno sequestrato il mercato e l’hanno sostituito con le loro piattaforme. Quel poco di capitalismo produttivo rimasto è ormai soggiogato ed appeso ad un cappio. Fuori dalle piattaforme , che garantiscono ai proprietari guadagni stellari, c’è il deserto, non c’è più vita. Ne è la riprova, a stretto giro di posta, la scelta di John Elkann, ultimo rampollo del capitalismo Fiat, che è diventato uno dei cavalier serventi di Mark Zuckerberg (Patrimonio netto: 211,1 miliardi USD secondo Forbes), il tecno feudatario patron di facebook e instagram.
E secondo voi questi personaggi potevano lasciare agli oligarchi un immenso mercato come quello russo?
Ed ecco il trappolone in cui Putin è cascato mani e piedi.
Dentro la pancia del cavallo di Kiev c’erano intruppate le avanguardie di un nuovo monopolio mondiale e, come si suol dire, Putin non li ha visti arrivare. Ed ora non solo gli sfilano il Donbass da sotto il naso, ma, affacciati sui suoi confini, con la sola onda d’urto della loro supremazia tecnologica, faranno cadere come birilli, ad uno ad uno, tutti i suoi oligarchi.
Io pensavo che almeno la Cina lo avvertisse del pericolo, ma i cinesi, sentendo puzza di bruciato, si sono limitati ad approfittare dell’embargo per rifornirsi, a prezzo di saldo, di gas e petrolio russo.
Intanto il maggior sito di e-commerce cinese, Aliexpress, che domina anche il mercato russo, ha stipulato una bella convenzione con Amazon per la consegna della merce. Amazon che con i suoi milioni di dipendenti è già un piccolo stato.
Cosa prevede il copione americano per Putin? Non penserete che si vogliano disfare di questo utile bulletto di periferia?
Gli Stati Uniti considerano l’Europa il vero nemico. Lo ha ripetuto Vance alcuni giorni fa. Trump e il suo club di miliardari ha tassativamente escluso qualsiasi presenza europea al tavolo della pace di Riad.
Finora gli USA hanno fatto di tutto per impedirne l’unificazione reale, tenendola da vent’anni nel pantano, sostenendo leadership deboli ed accentuandone le divisioni. Hanno fatto uscire la Gran Bretagna ed hanno azzoppato la Germania. Ma l’euro ancora tiene e questo sua maestà il dollaro non lo può tollerare. L’Europa ha la potenzialità di un esercito comune e le capacità tecnologiche per poter fare a meno di Musk e di Google: un peccato mortale.
Ci vuole un babau in loco che alimenti divisioni e conflitti interni fino a che l’Europa non capirà che deve accettare il suo ruolo di colonia. Credo che Putin sia la marionetta giusta.
Poi ci sono le centinaia di migliaia di morti vittime di questi tre anni di guerra. Effetti collaterali di poca importanza. Tra sei mesi non se li ricorderà nessuno, come nessuno si è mai ricordato delle migliaia di morti (soprattutto donne, bambini e neonati) nella nostra piccola provincia a seguito dei bombardamenti alleati nella seconda guerra mondiale.
E poi parlano di pace, fratellanza, solidarietà. Valli a capire!

Francesco Tropeano
Segui gli altri articoli di categoria qui:
https://www.carlettoromeo.com/category/trends/
carlettoromeo.com è un blog multimediale senza alcuna sovvenzione pubblica…
Se ti piace quello che facciamo, condividi i nostri articoli sui social…
Se vuoi sostenere il nostro lavoro, puoi farlo con una libera donazione Paypal
GRAZIE
Ottimo articolo, indubbiamente. Ma mi sfuggono alcuni passaggi. Le considerazioni sull’abbandono dell’Afghanistan, ad esempio.
Soprattutto, non mi è affatto chiaro questo passaggio:
“Dentro la pancia del cavallo di Kiev c’erano intruppate le avanguardie di un nuovo monopolio mondiale e, come si suol dire, Putin non li ha visti arrivare. Ed ora non solo gli sfilano il Donbass da sotto il naso, ma, affacciati sui suoi confini, con la sola onda d’urto della loro supremazia tecnologica, faranno cadere come birilli, ad uno ad uno, tutti i suoi oligarchi.”
Ti ringrazio in anticipo.
Ma anche il,seguente passo, affine a quello citato:
Così adesso Putin, che voleva eliminare quello sciancato di Zelenski, si porta in casa le truppe dell’impero americano a cui piace, guarda caso, proprio il Donbass e le sue ricchezze sotterranee.
L’obiettivo statunitense è raggiunto. I tecno feudatari dell’impero americano si leccano i baffi pregustando un lauto banchetto.
Vuoi dire che Trump ha dato Kiev a Mosca, così come gli Achei diedero il famoso cavallo a Troia? Nel cavallo c’erano i guerrieri greci. Ma quale sorpresa riserverebbe Trump a Putin? Ho forse afferrato l’analogia, ma su quali basi l’hai stabilita?