Complotto e complottismo

Nel caso del covid-19 si può parlare di complotto o è la solita paranoia umana tendente sempre alle cospirazioni?

Complotto e complottismo


Parto dalla premessa che i complotti esistono.

Se a causa di un incidente stradale muore un pezzo grosso, e si riesce a “dimostrare” che non si è trattato della solita fatale concomitanza di fattori che troppo spesso mettono capo a questo esito nefasto, ma che se i suddetti fattori hanno agito di concerto, è perché una mente individuale o collettiva ha intenzionalmente predisposto i mezzi in vista del fine, allora si può dire che c’è stato complotto, cospirazione, o congiura.

Il problema è duplice, come dimostra l’esempio.

Se infatti in linea di principio, il complotto ha una configurazione nitidissima che lo distingue dal non-complotto, nella realtà dei fatti è poi difficile distinguere, perché gli avvenimenti spesso si presentano carichi di ambiguità non facilmente risolvibili, e dunque si prestano ad interpretazioni opposte, che possono essere strumentalizzate da interessi e manipolazioni di parte, con la conseguenza che non si riuscirà mai a stabilire in modo chiaro se si è trattato o no di complotto.

L’altro problema è che la mente umana ha la tendenza paranoica a interpretare gli eventi negativi in termini di complotti o cospirazioni.

Se ci accade un evento avverso, non ci piace pensare alla lotteria del caso, che ci ha colpiti senza volerlo, ma semantizzarlo in termini di intenzione ostile manifesta: è sia un modo per darci importanza, sia l’effetto della percezione di un’ostilità diffusa e pervasiva, che può essere degli altri o anche di entità soprannaturali.

Quando dunque pensiamo al complotto, dobbiamo andare molto cauti, perché agisce un tipo di schematismo quasi inconscio che si può sovrapporre in modo arbitrario alla realtà falsandola, a meno che non vi siano prove effettive di quanto stiamo ipotizzando, con tutte le difficoltà concrete alle quali si va incontro nel tentativo di acquisirle.

Nel caso del covid-19, l’inclinazione complottista si è subito manifestata in modo palese.

Invece di ricostruire la storia degli ultimi decenni nei suoi complessi intrecci, nei quali il rischio di un evento epidemico stava già prendendo forma, senza che nessuno lo stesse progettando a tavolino, è prevalsa la sospettosità paranoica di essere nel mirino di entità ostili che ci vogliono male.

Appare invece esente da complottismo, anche se non del tutto, l’ipotesi dell’errore umano: il virus sarebbe “uscito” accidentalmente dal laboratorio cinese di Wuhan, dove si fanno tra l’altro esperimenti di manipolazione genetica di DNA virale.

Ma l’ipotesi, che comunque deve essere dimostrata, potrebbe sviarci dal prendere di petto il problema, scaricando la colpa del disastro sull’incompetenza e la mancanza di trasparenza del regime totalitario cinese.

Sviarci, senza tranquillizzarci, per una duplice ragione:

1) inducendoci a pensare che altrimenti non si sarebbe spiegato come nel XXI secolo possano capitare queste cose, mentre si spiega, e come, se conosciamo la storia dei virus, la loro evoluzione, e la letteratura scientifica a riguardo;

2) se fosse errore, sarebbe davvero sinistro, e di malaugurio, perché si tratterebbe della prima bomba biologica di distruzione di massa, esplosa per un incidente, in luoghi dove gli scienziati di tutto il mondo manipolano i mattoni della vita.


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Carletto Romeo