Carletto Romeo
Azioni Banche Europee in Calo
La crisi lascia il segno con le azioni delle banche europee in forte calo oggi.
Giovedì di sofferenza in borsa, con le azioni bancarie europee tutte in calo, in seguito alle preoccupazioni dei rischi di contagio dopo il fallimento della Silicon Valley Bank e dopo la forte instabilità della banca europea Credit Suisse.
L’instabilità globale di questo mese sta spingendo gli investitori ad adeguarsi a condizioni economiche e di prestito più difficili.
Ieri la Federal Reserve ha aumentato ancora i tassi, di 25 punti base, arrivando al massimo dal 2007. Il crollo di due istituti di credito statunitensi e relativo innesco di timori di contagio in tutto il sistema bancario, non hanno “ancora” fatto cambiare idea agli americani.
Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha affermato che lo stress del settore bancario potrebbe innescare una stretta creditizia con implicazioni “significative” per un rallentamento dell’economia statunitense.
Il caos iniziato negli Stati Uniti si è diffuso rapidamente in tutto il mondo, intrappolando uno dei più grandi istituti bancari europei, Credit Suisse AG, costretta a un matrimonio riparatore con il gruppo svizzero UBS Group per scongiurare una crisi più ampia.
Oggi Citigroup ha declassato il settore bancario europeo, avvertendo che il rapido ritmo degli aumenti dei tassi di interesse peserà ulteriormente sull’attività economica e sui profitti degli istituti di credito.
L’indice delle principali banche europee è sceso dell’1% nei primi scambi, con i giganti bancari tedeschi Deutsche Bank e Commerzbank entrambi in calo dello 0,8%.
Il salvataggio di Credit Suisse, che ha fatto seguito al crollo della Silicon Valley Bank con sede in California e della Signature Bank con sede a New York, ha acceso preoccupazioni più ampie sull’esposizione degli investitori a un fragile settore bancario.
Le autorità statunitensi sono intervenute per arginare le turbolenze di questo mese, ma ci sono posizioni contrastanti che impediscono una rapida schiarita sui mercati.
Da una parte la Fed e Jerome Powell, dall’altra il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen, che rifiuta una protezione più ampia e forte.
Anzi ieri i commenti della Yellen, non certamente rassicuranti, hanno ulteriormente messo sotto pressione le azioni dell’assediata First Republic Bank, che ha perso gran parte del suo valore di mercato dal crollo di SVB e Signature Bank.
Il dato certo è che gli incessanti aumenti dei tassi della Fed, per frenare l’inflazione, sono tra i fattori accusati del più grande tracollo del settore bancario dalla crisi finanziaria del 2008.
Quindi è proprio la Fed ad essere sotto accusa e, anche se i vari politici di turno provano giorno dopo giorno a rassicurare tutti, la situazione non è per niente “rassicurante”.
Da Washington a Tokyo, sembrano tutti concordi sul fatto che le turbolenze di oggi sono diverse da quelle della crisi di 15 anni fa, dimenticando però un fattore di fondamentale importanza:
I social media. Nel 2008 i social media non avevano questa presenza assidua, a volte assillante, giornaliera, ora per ora, e quindi oggi reprimere l’instabilità è, e sarà, sicuramente più difficile!
La sfida tra lupi famelici, autorità di regolamentazione, banche e soggetti politici è aperta!
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