Attori contro Netflix

Dopo anni di trattative senza esito, il Collettivo Artisti 7607 cita in giudizio in tribunale Netflix.

Dopo anni di trattative senza esito, il Collettivo Artisti 7607 cita in giudizio in tribunale Netflix.

Una battaglia etica e morale quella condotta da un gruppo di Attori, denominato Collettivo Artisti 7607, che dopo aver provato per anni ad ottenere un trattamento equo sui compensi nel rispetto delle Leggi, decide di adire le vie legali contro il colosso dello streaming Netflix, si si, proprio quello!

Nomi prestigiosi risultano nel collettivo: Elio Germano, Valerio Mastandrea, Claudio Santamaria, Michele Riondino, Neri Marcoré, insomma non certo bruscolini, o 4 scappati di casa in cerca di gloria.

E che cosa, tale combriccola di Attori, chiede a Netflix?

Facile: quello per cui ogni giorno lavoriamo, un EQUO COMPENSO!

A quanto pare, infatti, il colosso dello streaming, come purtroppo accade spesso, è colosso in entrata, ma lo è molto meno in uscita; capisci a mmé!

I soldini insomma! Ma non solo, ci sarebbero anche delle anomalie in fatto di trasparenza dei dati, rispetto delle normative vigenti in Italia e in Europa, che vengono puntualmente “eluse” da Netflix.

Le richieste degli attori si concentrano anche sul diritto d’autore, ecco cosa dice Elio Germano, tra i fondatori del collettivo:
«Per prima cosa diciamo cos’è il diritto connesso al diritto d’autore cioè quello che noi, in particolare come categoria attori, stiamo reclamando. Come 7607, siamo una società di collecting, ci occupiamo di raccogliere e distribuire agli attori quello che è il diritto connesso al diritto d’autore».


«La legge dice equo compenso commisurato ai ricavi. Per esempio, per quanto riguarda le tv, si partiva da quello che loro trasmettevano e si calcolava mediamente, per capire quanto un’opera valesse, il valore della pubblicità che veniva venduta in quella determinata fascia oraria. Quello dava il valore all’opera e da lì si risale agli interpreti per quelle che sono piccolissime percentuali»

Continua Elio Germano:
«… cifre che stanno sotto l’1 per cento. Questa è una legge della comunità europea che serve proprio a tutelare l’aspetto intermittente del lavoro artistico, quello dell’interprete cinematografico, come del doppiatore, del danzatore, diciamo delle professioni instabili. Si è pensato a questo tipo di compensazione in Europa e quindi tutte le emittenti dovrebbero essere costrette per legge e tenute a comunicare quello che trasmettono nel dettaglio così come quanto hanno guadagnato da quella trasmissione in quella circostanza, in termini pubblicitari, per calcolare una percentuale piccolissima».

«Come 7607 cerchiamo di ridistribuire questi soldi agli aventi diritto, ovvero le persone che li hanno maturati e molto spesso continua ad essere una battaglia chiedere cifre adeguate anche alla Rai, a Mediaset, a La7, e far rispettare un diritto che sarebbe un diritto italiano. Le comunicazioni spesso non arrivano in maniera esaustiva né rispetto a quanto loro ricavano né rispetto a quello che trasmettono, questo già per quanto riguarda le televisioni».

Un problema generale, che quindi non riguarda solo Netflix.
«È una battaglia aperta anche con altre piattaforme per far valere i nostri diritti e per dare la possibilità di una vita di dignità alle persone che fanno questo lavoro. Non chiediamo delle leggi nuove ma soltanto di fare rispettare quelle che già esistono e che spesso da queste grandi società vengono evase».

«Dopo varie impossibilità di comunicazione non ci è restato altro da fare che citarli in giudizio e sperare che qualche giudice voglia come dire fare rispettare le leggi a una multinazionale».

«Parliamo di 0,00 e centesimi che vanno in tasca agli artisti per un’opera che è venduta in tutto il mondo e non è possibile quindi accettare cifre tali. Se gli altri le hanno accettate mi dispiace per loro e soprattutto per tutti gli iscritti del Nuovo Imaie che dovrebbero chiedere conto ai loro dirigenti del modo in cui hanno preso questi soldi e perché le hanno accettate. È stato anche questo un grosso precedente che ha chiuso per noi la possibilità di comunicazione con Netflix».

Una vera battaglia quindi che ovviamente non sarà facile da combattere e vincere, visto il potere che tali colossi detengono, grazie anche a quelli come noi che pagano ogni mese un obolo, per la comodità di avere nel salotto di casa un servizio che vorrebbe sostituire, in parte o in toto, il CINEMA!

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Carletto Romeo
Presentatore radiofonico e televisivo, attore tv, cinema, teatro. Blogger e webmaster "autodidatta". Scrittore... da sempre! Ma non l'ha mai detto "pubblicamente" a nessuno! E... Mi raccomando! Anche tu che stai leggendo, non lo fare!

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