Carletto Romeo
Apartheid e Genocidio a Gaza
A Gaza è in atto un Genocidio, in tutta la Palestina è in atto una Apartheid, tutte le altre parole sono superflue, imprecise e fuorvianti.
“La punizione collettiva dei civili palestinesi attraverso l’uso illegale della forza da parte di Israele è un crimine di guerra. La deliberata negazione di medicine, carburante, cibo e acqua ai residenti di Gaza equivale ad un genocidio”.
Sono le parole precise del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, pronunciate in un meeting sulla guerra in Medio Oriente.
Sudafrica, Bangladesh, Bolivia, Comore e Gibuti, sono i Paesi che hanno presentato una richiesta alla Corte Penale Internazionale dell’Aia, per indagare se a Gaza siano stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità.
Il governo di Pretoria è da tempo un forte sostenitore della causa palestinese e dopo la reazione israeliana al criminale attacco del 7 ottobre di Hamas, ha annunciato il ritiro dei suoi diplomatici da Israele, lasciando intendere che la posizione dell’ambasciatore israeliano a Pretoria stia diventando “insostenibile”.
Il Sudafrica ha anche chiesto alla Corte Penale Internazionale (CPI) di emettere un mandato di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Lo ha annunciato il ministro alla Presidenza di Pretoria, Khumbudzo Ntshavheni, affermando: “Il mondo non può semplicemente restare a guardare”, “il governo israeliano vuole ripulire la maggior parte di Gaza dai palestinesi e occuparla”.
Il governo sudafricano, nel condannare gli attacchi contro i civili di Hamas, ha anche chiesto un cessate il fuoco immediato, l’apertura di corridoi umanitari ed il rilascio degli ostaggi civili.
Mentre il Sudafrica lancia un importante segnale all’Occidente, molti Paesi europei, fra questi l’Italia, non stanno attivando alcuna iniziativa diplomatica e gli Stati Uniti se da un lato chiedono moderazione a Israele, dall’altro gli forniscono una quantità di materiale bellico da miliardi di dollari, con il presidente Biden tutt’oggi attivo nel chiedere al Congresso americano, altri miliardi di sostegno bellico per i cugini israeliani.
Tel Aviv ha già utilizzato oltre centomila proiettili dallo scoppio del conflitto. Una gran parte di tale quantitativo proviene dal Pentagono.
Human Rights Watch (HRW) già a settembre scorso aveva posto il grave problema. Tamir Pardo, ex capo del Mossad dal 2011 al 2016, ex comandante settentrionale dell’esercito di Tel Aviv, già ad agosto 2023, aveva definito la situazione in Cisgiordania come “totale apartheid”. Quindi molto prima del 7 ottobre, data che i difensori di Israele portano sempre come scusa e pretesto per questo vile atto di genocidio perpetrato ai danni dei Palestinesi.
La parola esatta da usare è “regime di apartheid”.
Lo avevano asserito, già a giugno 2023, l’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, e l’ex Commissario per i diritti umani dell’ONU, Mary Robinson, concludendo un viaggio in Israele/Palestina, dicendo testualmente “la situazione soddisfa la definizione giuridica internazionale di apartheid”. Il diritto internazionale punisce tale pratica, fondata sulla discriminazione sistematica basata sulla razza e sull’etnia.
Ma non parliamo solo di fatti recenti: una inchiesta della CPI, datata 3 marzo 2021, comprende infatti condotte che potrebbero costituire crimini previsti dallo Statuto di Roma, esattamente commessi dal 13 giugno 2014 a Gaza e in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, tutti commessi dai cosiddetti “coloni” che, in maniera ancora impunita, hanno usato prevaricazione e violenza, delitti e crimini, ai danni della popolazione Palestinese inerme.
Infine ecco le parole del Procuratore Capo Khan della Corte Internazionale Penale dell’Aia, organo che, si spera, dovrà presto prendere una decisione definitiva:
“Non possiamo accettare che la natura brutale della guerra sia una sorta di fatto compiuto. E non possiamo e non dobbiamo perdere di vista il fatto che esistono leggi che regolano la condotta di queste ostilità. Non esistono assegni in bianco, nemmeno in guerra.”
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GRAZIE
Grazie per queste note informative, che i nostri principali mezzi di informazione – con la RAI in testa – non forniscono più, ormai da diversi anni. Non è esagerato affermare che siamo rimasti fermi a venti anni fa ,ai tempi della Seconda Intifada, quando ancora il popolo palestinese era un soggetto riconosciuto, con un ambasciatore in Italia, che puntualmente veniva intervistato, e poteva rilasciare dichiarazioni che davano voce alle legittime rivendicazioni dei palestinesi.
Si sa che in Israele vige un sistema di segregazione etnica, analogo a quello vigente in Sud Africa ai tempi dell’ apartheid, ma è un fatto sul quale la RAI non ha ritenuto di doversi documentare e offrire i dovuti approfondimenti ai suoi utenti.
Si sa dell’ iniziativa del Sud Africa e di altri Stati di rivolgersi alla Corte Penale Internazionale contro i crimini di Israele, non senza gravi dati di fatto che supportano la richiesta di pronunciamento giudiziario, eppure non fa notizia presso di noi, non è ritenuta degna dalla RAI di essere riportata con la considerazione che meriterebbe.
Siamo così subalterni agli interessi di Stati Uniti e Israele, che la RAI racconta quello che accade secondo il loro punto di vista e il loro tornaconto, così che il cittadino è privato del sacrosanto diritto di farsi un’opinione propria: un altro diritto leso, e negato. Uno stato di degrado che era quasi impensabile fino a qualche decennio fa!
Grazie Maestro, sempre gradite le sue osservazioni!
Prego!