Carletto Romeo
Arzira jia a la chiazza
Arzira jia a la chiazza
Arzira jia a la chiazza,
vitti unu cu’ ‘na barvazza.
‘Nci dissi: Bongiornu, ‘gnuri
e mi jettau ‘nu scoppuluni.
‘Nci dissi ‘gnuri pecchì?
e mi jettau n’atri tri!
‘nci dissi ‘gnuri c’ho fattu?
e mi jettau n’atri quattru!
Quandu vitti accussì
pigghiai la via
e pe’ la casa mi ‘ndi jia.
Ieri sera sono andato in piazza
ho incontrato un signore con la barba folta
gli ho detto “Buongiorno Signore”
e mi ha risposto con un ceffone!
Gli ho detto “Signore ma perché?”
E me ne ha dati altri tre!
Gli ho detto “Signore ma che ho fatto?”
E me ne ha mollati altri quattro!
Quando ho visto che era così
ho ripreso la mia via
e verso casa me sono tornato!
Filastrocca calabrese in rima che racconta di una incomprensibile “manta i corpi”, una sonora lezione a suon di ceffoni, ricevuta da un Signore incontrato in piazza.
Il protagonista potremmo essere ognuno di noi, in tutti quei casi in cui riceviamo un trattamento poco carino e senza apparente motivo dalle persone che incontriamo durante il nostro percorso.
La saggezza popolare dei nostri avi… ha previsto tutto!
Ha una risposta a tutto!
Un “detto”, un “proverbio”… per ogni singolo caso della vita!
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