Carletto Romeo
un venerdi di tarda estate (19 set)
cioè, quando ti alzi all’alba (le 10.33) di un venerdi di tarda estate (19 set),
che poi nessuno lo ha mai detto a nessuno che tutti sbagliano, e dico tutti,
anche ai tg nazionali, sul tram come su facebook (posto a-culturale), a dire
che il 21 set finisce l’estate, ignorando una lezione basilare di astronomia del mio maestro
delle elementari che mai ringrazierò abbastanza per il bagaglio di nozioni, cultura e vita
trasmessomi; lezione che recita “l’equinozio di autunno cade esattamente il 23 set”;
ancora più precisamente questo anno 2014, l’equinozio casca alle 2.23 del 23, con l’unica
giornata dell’anno dove le ore di luce si equivalgono a quelle di buio (equi – nozio)…
unica nel suo genere al pari dell’altro equinozio (di primavera) che è risaputo da tutti
(i tg nazionali, sul tram come su facebook “posto a-culturale”) cade il 21 marzo…
ma alle 10.33 di un venerdì di tarda, tardissima estate, non me ne vogliano
i tantissimi amici nordisti o oriundi trapiantati o terroni riconvertiti, ma qui si va al mare ancora;
dicevo ma, in questa teporosa giornata non ti va affatto di fare il saputello, di fare la voce grossa sulle lacune geo-astronomico-culturali del nostro tempo e… mogio mogio, ti alzi solo per inerzia, forza centripeta, ansia da ritardo da appuntamento e, senza neanche il canonico caffè d’ordinanza (non una grave perdita ultimamente, visto il disservizio della mia moka da 2 tazzine, specialista in ciofeche senza “amurinésapuri”, anzi se proprio mi volete bene: ricordatemelo + volte di acquistarne una nuova)… dicevo, senza colazione e con la testa ancora intorpidita da un sonno post REM (non mi chiedete, né provocate in me spiegazioni e approfondimenti sul tema, visto che sono già al limite con le mie “aperte parentesi” a cascata), mi mettevo
in sella alla mia fidata Limbla (sempre docile ed attiva ad ogni sollecitazione) alla volta di Caulonia, dove esattamente alle 11.00 di quel venerdì di tarda estate (19 set) avrei dovuto incontrare una allegra comitiva di festeggiate e festeggianti.
Il tragitto da Siderno (casamia) a Caulonia (piazza centrale) non è lungo in km, ma col traffico di auto e mezzi pesanti di un venerdì di tarda estate (19 set), all’ora di punta per giunta, rischia di farsi noioso e snervante, soprattutto nel passaggio dai centri cittadini di Marina di Gioiosa e di Roccella, dove se ti va bene puoi conversare con l’avvenente pilota della 500 ultimo modello che ti viene contro-mano, beccata a rifarsi il rossetto allo specchietto di cortesia lato guida
(una volta le macchine erano + seriose e non avevano lo specchietto di cortesia lato guida ma solo lato passeggero, perché era chiaro che al lato guida bisognava guidare e solo al passeggero erano permessi certi lussi)… ma a volte invece, quando ti va male, quello che ti ritrovi di fronte ad aspettare in fila con te, non ha nulla di avvenente (de gustibus), l’auto non è una 500 lussuosa ultimo modello ma un vecchio Leoncino alto, sporco, senza i filtri del gasolio e senza la sonda
lambda della marmitta, anzi, a volte, senza nemmeno la marmitta, ed il pilota non ha assolutamente nulla di femminile, né di accattivante come la fantomatica signorina dal rossetto rosso fuoco, visto che di lui scorgi solo la folta peluria svolazzante sul braccio che tiene appoggiato in bella mostra sul finestrino aperto del Leoncino: un quadretto da copione… fortuna che con Limbla, sempre snella, agile e leggiadra nonostante le 20 primavere, le file, le code, i semafori non sono un problema; lei un buchino, un pertugio dove passare tra una macchina, un trattore, un gregge di capre (ops forse ho sbagliato film) lo trova sempre…
unico neo, al semaforo all’uscita di Marina, dove credenze popolari e leggende metropolitane parlano di un paladino del limite di velocità, un genio della lampada che, come fu come non fu, non si sa dove sta nascosto, ti ritrovi in “quattroequattro-otto” con un paio di verbali sonanti e coercitivi sul groppone… quindi, “per non saper leggere ne scrivere”, la buona Limbla mette in funzione il suo limitatore automatico, portando la sua velocità massima esattamente a km 18 orari, ben al di sotto del limite cittadino… sia ben chiaro, anche senza il limitatore Lei non arriva ai 60 km/orari, ma vi prego questo non glielo fate mai notare, sarebbe ingeneroso da parte mia dopo 20 anni di onorata carriera…
fortuna che mi sono dilungato sul traffico, su Limbla e sul lato nord di Marina… pensa se mi veniva in mente invece la parte sud, con quel ponte, quella corsia unica ristretta, quell’imbuto, quel… meno male che non l’ho notato quella mattina di un venerdi di tarda estate (19 set)…
il viaggio però, checché se ne dica, è stato piacevole: sole, mare alla tua destra , brezzolina in faccia effetto moto, visto che da fermi c’era afa, 30 gradi, 78 % di umidità (se mi ci metto a dirle le cose… almeno le dico complete!)… il litorale jonico mi piace, mi rilassa e, senza campanilismi sterili, è bello tutto… quindi con questa bellezza negli occhi e nel cuore, arrivo a Caulonia (piazza centrale) alle 10.53 (sull’orario posso essere certo in maniera svizzera anzi nordica visto il mio Suunto d’ordinanza rosso (maketellodicoaffare??)…
parcheggio Limbla e vado a trovare un po’ d’ombra proprio al bar luogo d’appuntamento con l’allegra comitiva di festeggiate e festeggianti.
La ragazza dei tavoli, impegnata a sbrigare altri clienti, neanche mi guarda ché io sto già bello seduto come un pascià, a godere del fresco (non esageriamo) dell’ombra di quella mattina afosa e uggiosa (se non scomodavi battisti non eri tu) di un venerdì di tarda estate (19 set)…
le 11.05: 5 min di ritardo non si negano a nessuno tantomeno all’allegra comitiva di festeggiate e festeggianti, il caffè, meritato ed espresso per giunta, non lo prendo ancora per ovvi motivi di “bon-ton”, aspetto con piacere gli ospiti… apro il mio Note2, telefonate perse 2 con prefisso da call-center (no contratti, no “promoscionz”, no regali strani “plis”, non stamattina di un venerdì di tarda estate (19 set)… leggo i 74 messaggi what’s-up (dose giornaliera consigliata grr) la mia repulsione per l’ultimo mezzo contro le libertà dell’uomo moderno è risaputa ai +…
sfoglio un po’ di giornali online… guardo il profilo di una “amica” di facebook che “mi piace”: belle foto, bel rossetto, belle labbra, begli occhi, bei capelli…
MA… è “amica” di fb, quindi non la conosco, non so quanto è alta e, ancora + grave, non so che timbro di voce abbia e non l’ho mai vista dal vivo…
11.20: la ragazza dei tavoli del bar continua ad ignorarmi: lo avrà capito da sola che attendo l’allegra comitiva di festeggiate e festeggianti? oppure sono invisibile, o peggio mi ha scambiato per un turista di passaggio “a scrocco” d’un po’ d’ombra? visto come mi vesto non avrebbe tutti i torti, comunque comincio a preoccuparmi…
e se ho sbagliato giorno? e se ho sbagliato ora? e se sto ancora dormendo il mio sonno post REM (non me ne fate parlare vi prego!)…
11.26: music & lights – imagination… no non è momento revival a prima mattina, ma… la suoneria del mio Note2…
ah finalmente vedo con piacere trattasi proprio del numero della allegra comitiva di festeggiate e festeggianti…
“pronto, si ?”
“Carletto?”
“si sono già qui, vi aspetto”
“ma strano, noi non ti vediamo”
“strano, non vi vedo nemmeno io”
“aspetta che esco fuori un attimo”
“e si io sono fuori al tavolo del bar dalle 11”
“Carlo anche noi siamo qui dalle 11”
“incredibile eppure a Caulonia in piazza centrale non posso sbagliare”
“Caaauloniaaa??? ma noi siamo a Siderno sul lungomare !!!!!!”
……………………………………………………………………………………………..
(tutti i miei puntini sono sinonimo di: figura di mmm… bestemmie in ceceno… autoflagellazione mentale)
“Signora perdonatemi, HO SBAGLIATO POSTO… arrivo subito o tornate tutti e vi aspetto qui?”
“No no, vieni tu visto che rimaniamo per un po’ a Siderno”…
Con la fretta di chi l’ha combinata grossa, di chi non ha preso il caffè d’ordinanza e nemmeno il meritato ed espresso caffè al bar, (si, per un attimo, UNO, ho pensato alla meschinità di andar via senza consumare e senza salutare né ringraziare per il fresco (non esageriamo) dell’ombra, ma della ragazza dei tavoli nemmeno l’ombra (ripetizione casuale non voluta)…
mi resterà sempre il dubbio: si sarà accorta di me ? mi ha visto almeno?
Con questi atroci dilemmi, indossando al volo casco ed occhialoni da moto, con a cavallo Limbla partita al primo colpo (quando il mezzo meccanico capisce il momento eh?)…
11.33: se tutto va bene in 20 minuti arrivo… prima fila di macchine… se tutto va bene a mezzogiorno e mezzo (citazione da film) me ne vado “ammare”…
primo slalom tra autobus, utilitarie e caravan… se tutto va bene, un caffè “qualunque” me lo faccio presto… se tutto va bene…
sorpasso di 3 macchine lente proprio all’uscita di Caulonia…
ahhhhhh… una puntina secca, sottile ma forte e caldissima sulla coscia destra scoperta poco sopra il ginocchio… nessuna reazione all’istante, ho un triplice sorpasso da definire e poi mi è già successo altre volte in moto, quando un qualcosa di piccolo come una scintilla ti colpisce senza danno alcuno…
aaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
spero le acca bastino a spiegare a parole (ops a consonanti) la sensazione:
seconda puntina, ma è il caso di abbandonare i vezzeggiativi ed inaugurare i superlativi assoluti: una spada, una alabarda, un…
nonsoché di tagliente e doloroso che ti trafigge la carne molle dell’interno coscia, stesso punto di prima ma con forza penetrante 1000 volte maggiore…
sorpasso terminato, frazione di secondi, con la coda dell’occhio intravedo qualcosa,
poi incredulo apro la gamba dalla sella di Limbla e finalmente (termine controverso) la vedo…
una BESTIA larga, grigia e BRUTTA, attaccata dal capo-torace alla MIA carne… al MIO tessuto, al MIO sangue…
altre volte ho avuto incontri ravvicinati con animali volatili vari dal dubbio gusto di attaccarsi a ventosa e l’altrettanto dubbio e non igienico gusto di succhiare l’altrui amato siero rosso…
una volta un calabrone mi seguì per un lungo bordo sul windsurf provandoci a ripetizione con un mio polpaccio, senza riuscire a lungo a fargli capire che non ero il suo tipo…
un’altra volta, sempre in moto, scendendo da Gerace con Cibia, una bella punturina a bruciapelo di una povera ape in cerca di gloria, là però almeno avevo i pantaloni che in parte attutirono l’effetto (e chiamalo pure così)…
un’altra volta ebbi una brutta esperienza con la jeep nel deserto, quando mi ritrovai davanti ad una Micicuta di Biribossa del Tanganica giovane, e si sa che non è certo cosa da poco (questa è chiaramente una balla, ma si sa che è il mio piatto forte e non mi sembrava carino estrometterla dal racconto)…
MA stavolta la COSA era proprio da guinness… dalla forma di una mosca, ma allungata a dismisura e allargata sul reparto alare a formare un vero triangolo…
il colore grigio striato e la testa enorme con occhi senza anima… non pensiate che mi sia fatto tutto questo identikit li su due piedi (ops su 2 ruote)
con una scimitarra piantata nella coscia destra, proboscide della bestia imprecisata.
L’istinto, nonostante alla guida di Limbla in corsa, fu (e lo ringrazio ancora: “Grazie istinto”) quello di lasciare per un attimo l’acceleratore della moto e senza badare al rischio di beccarmi un’altra stoccata, col dorso della mano destra, in maniera fulminea, ancora non credo a me stesso, dare un rovescio secco e piatto al vampiro che, forse perché in estasi col sapore in bocca dei miei globuli rossi (anche io ne sono ghiotto)
non si mosse per niente e, vuoi la mia forza bruta (?), vuoi l’adrenalina, vuoi il dolore lancinante, il colpo fu UNO, preciso e fatale al mio sgradito ospite succhiasangue.
Il successo della mia sortita mi diede certo un bel vantaggio, ma ahimé (termine quanto mai azzeccato) i problemi non erano mica finiti:
il dolore continuava anzi aumentava, l’animale era si morto, ma rimaneva attaccato alla mia gamba (segno di affetto post mortem?) anche perché la mia botta assassina aveva dato ulteriore spinta lacerante al pungiglione conficcato nella carne che praticamente faceva sia da trivella che da àncora al corpo senza vita del mio assalitore…
e forse molti lo hanno dimenticato, mi trovavo ancora in evoluzioni motociclistiche nel traffico cittadino di Caulonia zona sud con l’allegra comitiva di festeggiate e festeggianti ad attendermi da ormai un’ora a Siderno…
Con tutta la buona volontà di cui il mezzo muscolare può disporre in casi estremi, misi da parte dolori lancinanti e sedicenti insetti succhiasangue sconosciuti per almeno 40 secondi:
tempo utile a districar la volenterosa e duttile Limbla dal traffico, venir fuori da un paio di ingorghi con la solita leggerezza: una derapata, 2 sbandate controllate, un salto mortale carpiato con coefficiente di difficoltà 8, una pinzata sul disco anteriore ed una celebre sportellata (Guido Meda docet) ad un camionista sulla riga di mezzeria…
basta con le ca@@ate?? per finalmente trovare un buco dove fermarsi a bordo strada, fuori portata da camion di spazzatura, autobus e utilitarie di un venerdì di tarda estate (19 set)…
Col motore di Limbla ancora acceso e con tutta l’adrenalina accumulatasi negli ultimi 3 minuti, ora veniva il bello… finora era stato l’istinto a FARE tutto… ora bisognava ragionar e decidere cosa fare, al + presto e nell’ordine giusto delle cose… era il momento di chiudere i conti con l’intruso e soprattutto cacciarlo a pedate dalla mia gamba che era ormai sotto
attacco da troppo tempo… la tentazione fu di dare una “ziccardata” al corpo estraneo, subito repressa e sostituita da una + complessa operazione di spremitura della parte interessata partendo dall’esterno, per finire in maniera concentrica all’interno in prossimità del pozzo scavato dall’alabarda… il primo risultato fu il distacco di tutto il corpo (capo-torace e addome)
dell’insetto asinino. Conoscendomi in altre circostanze avrei prestato maggiore attenzione al soggetto in questione, magari anche conservandolo per ulteriori analisi del caso, MA qui molti dimenticano che da + di un minuto mi ritrovavo con un rostro di grandezza imprecisata nella carne viva della mia coscia destra in un venerdì di tarda estate (19 set)…
e fu così che, rompendo ogni indugio, feci quello che comunemente si fa con i punti neri o simil schifezze e, prendendo bene la rincorsa, preparandomi al peggio, scoccai la frustata definitiva…
Come da un vulcano in eruzione, con i suoi lapilli e le sue ceneri, così dal mio interno coscia (interno = doppio senso), ecco schizzare (termine schifoso ma adeguato) un composto di materiale organico color pelle, pus mixato a sangue e quello che, fino a 3 minuti e 22 secondi prima era stato il pungiglione, l’arma, l’alabarda spaziale, il canale di aspirazione del mostro succhiasangue. Potrei continuare nella descrizione particolareggiata della schifezza in questione, MA mi fermo per la decenza ed il decoro dovuti al lettore medio schizzinoso. Posso altresì essere certo di tutto ciò poiché il detto composto ben compatto, a mo’ di navicella spaziale aveva finito miseramente la sua orbita andando a sbattere sullo specchietto retrovisore di destra di una incredula Limbla testimone muta a tale spettacolo…
Con il dubbio di aver ancora parte della proboscide “inside”, col dubbio ancora + incerto di quale STRANO insetto abbia avuto ME a colazione e con la bella domanda che ancora mi pongo, di quale altro essere schifoso sia stato trapanato e succhiato a dovere prima di me, eccomi lì a spremere l’inverosimile…
Quando però ebbe il sopravvento il richiamo all’appuntamento con l’allegra comitiva di festeggiate e festeggianti, ora anche giustamente in ansia o meglio imbufalita dai miei errori e ritardi, eccomi di nuovo in sella con Limbla rombante + che mai, alla volta di Siderno con souvenir imprevisto da Caulonia, un buco di dimensione e profondità imprecisate nelle fresche carni della coscia destra.
Ore 14.30: all’allegra comitiva di festeggiate e festeggianti le mie scuse per il ritardo e il mio annoso essere RINCO nelle ore mattutine…
a wikipedia il merito di aver dato (a me tapino) le risposte che cercavo:
“i tafani sono conosciuti in inglese con il nome comune di horse flies (“mosche cavalline”).
L’apparato boccale è breve e robusto, di tipo perforante-succhiante nelle femmine che sono ematofaghe . L’apparato boccale pungente ha la conformazione di un breve pungiglione atto a lacerare, più che a perforare, la cute dell’ospite e succhiarne il sangue.”
dalla treccani:
” tafano s. m. [lat. pop. *tafanus, class. tabanus]. Nome di varî insetti ditteri della famiglia tabanidi, le cui femmine succhiano il sangue dei mammiferi, con punture dolorose; di qui le espressioni: essere noioso come un tafano, a proposito di persone moleste.”
DOLOROSA CONCLUSIONE:
ho avuto una STORIA breve ma intensa con un TAFANO… unica consolazione è che si sia trattato di una TAFANA femmina visto che SOLO la femmina succhia il sangue e visto che a distanza di giorni ho ancora il mio bel prurito e gonfiore dovuto al suo veleno… era proprio una FEMMINA…
amara constatazione finale: le femmine di TAFANO di Caulonia (e forse non solo di Tafano) mi hanno avvelenato:
è guerra?
è terrorismo?
è amore???????????????
non lo so, per ora… so solo che era…
un venerdì di tarda estate (19 set)…
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Scusa mi puoi ripetere che giorno era 😀😀😀