Carletto Romeo
Lo Sci, puntata nr 1: Sci da Slalom
“Storie di Sci” by J.J. Lucas
Storie di Sci (SdS) inizia una serie di post complessi e rischiosi,
l’esposizione al pubblico ludibrio raggiunge qui livelli rilevanti… all’orizzonte Maria Antonietta mi fa le fusa tenendo in mano una ghiliottina…
Siate buoni con SdS, citando un grande uomo: ‘se sbaglio, mi corriggerete’.
Parliamo di SCI!
Ora, trattandosi di argomentazione tediosa e ampia, vedremo una serie di post, il primo? Lo sci da slalom. Perché? Sicuro non perché io ami lo slalom, al contrario, mi sono rotto naso e mano a farlo, lo sapete cosa amo…vero? Dai che lo sapete… comincia per D, finisce per H!
Allora perché cominciare dallo slalom?
Perché è:
- l’attrezzo cambiato più di ogni altro
- E’ quello più facile da adottare in pista, e al contempo più male sfruttato
- E’ lo standard dei maestri in CH (delle 3 questa è naturalmente la più importante! Chiaro?! 😊 in realtà è uno standard Isia o quasi)
Per parlare di Sci da Slalom, possiamo chiederci:
1) cosa è cambiato e cosa ne consegue?
2) cosa offre il mercato?
3) cosa acquistare? (Mi permetto di condividere un punto di vista, ognuno libero, ci mancherebbe altro).
1) COSA E’ CAMBIATO E QUANDO?
Gli anni della poesia e del corteggiamento (60-80)
Gli sci da slalom erano lunghi, dritti, stretti, duri come delle bestie! Perché? Per fare curve strette e rapide… per questo erano anche ‘alti’ (di lato). Più uno sci è stretto, più rapidamente cambia direzione, cambia spigolo.
Misure dell’epoca: 195-205, con casi estremi, oltre.
La curva avveniva per piegamento angolazione con rotazione e lateralizzazione delle anche (in campo agonistico), in campo libero prevalevano curve dominate dalla rotazione dei piedi, favorita da una posizione e base di appoggio molto stretta, per favorire il cambio di direzione.
Questo era il periodo in cui uomini e donne corteggiavano la neve, l’eleganza del gesto richiedeva delicatezza e senso del tempo, la poesia era la guida, a tempo di walzer.
Il periodo anni 60-90 in realtà è caratterizzato da una grossa discontinuità che ha messo le basi di quello che oggi vediamo e consideriamo slalom moderno.
Fosbury stupì tutti saltando di schiena, Petrovic abbattendo il palo col braccio esterno.
‘80 l’arrivo dei rapid gates
In ogni sport, i grossi cambiamenti nascono nell’agonismo. Lo sci non fa eccezione.
Primi anni ‘80, in Italia qualcuno invita Stenmark a provare un nuovo tipo di palo… nascono i rapid gates, avrebbero stravolto il mondo dello sci, e più di tutto dello slalom.
Fino ad allora si girava intorno al palo, ma con i rapid gates le linee potevano essere più dirette. Ci vollero 5 anni perché un piccolo uomo dal destino avverso tirasse linee ancora più dirette, smettendo di usare il braccio interno e iniziando con quello esterno.
Passano gli anni, e arrivano i colori degli anni ‘90, la tecnica si è affinata, nelle gare, fuori poco… anche se si inizia a cognare.
Il termine di super tecnica, super conduzione, cambia ancora poco sul corto raggio, domina ancora la rotazione di piede… ma… gli sci si fanno più leggeri, più rigidi e si iniziano accorciare di poco…
Si comprende che la nuova tecnica del braccio esterno non si sposa con lo sci dell’epoca la cui geometria ti porta a frenare se le linee sono troppo dirette… timidamente si sperimentano, nel caldo dei ghiacciai nuovi prototipi… l’alba di un nuovo mondo…
Dal 2000: il nuovo secolo e l’avvento dello sci corto
Gli sci da Sl si accorciano in modo marcato, come se qualcuno li schiacciasse da punta a coda: come nei cartoni animati, lo sci si accorcia, ‘deformandosi in punta e coda’, si allarga, e si stringe al centro… praticamente una clessidra… lo scorrere del tempo è inesorabile… cambia tutto… le linee in gara si accorciano, si cerca di comprendere la deformazione dello sci…
Gli anni moderni (2015 ad oggi)
Il nuovo secolo corre veloce, in meno di 5 anni il cambiamento si stabilizza…uomini 165 a raggio 13, diverrà poi l’oggi a 12.5 (Fis), donne 155…. Ritorno al futuro!
Ne consegue una nuova sciata slalom, più rotonda, più veloce, più parallela… le anche non sono più le vere protagoniste… tutto parte dai piedi. Cambia anche la verticalizzazione, ora si cerca la massima estensione a pieno carico.
Non accade lo stesso in campo libero… dove domina ancora, soprattutto in Europa, in Italia un corto raggio con dominanza della rotazione di piedi in ingresso salvo poi cercare sempre di più di anticipare la presa di spigolo…
E oggi? In Italia nasce il livello 7, passano gli interski, dall’estremo oriente arrivano forme
di corto raggio completamente condotte, simili alla curva corta race… i confini tra
agonismo e campo libero sfumano, una trasformazione epocale, nasce il movimento dello stay low, l’Italia resiste, e con essa un eleganza unica del corto raggio Italia… eppur si muove, sempre più conduzione.
Ecco perché per esempio sono nati gli sci pro: lo std dei maestri italiani a lungo erano Gs Fis corti… servivano sci che consentissero un’interpretazione più estesa degli archi, Rossignol intuisce la cosa e crea un mercato… nasce l’Hero Master.
Tornando allo sci da Sl, e avendone compreso il percorso evolutivo, oggi cosa offre il mercato?
2) IL MERCATO
Come sempre due famiglie: gara e non gara.
Gara: Una misura standard per uomini (165) e donne (155). Sci molto strutturati e rigidi, non pastosi come un Gs; piastrati e con solette sempre più simili: meno grafite, rifilato ai bordi e sinterizzate, inizia Fischer, giallo, segue Atomic, rosso, arriva Head, bianco, Salomon, blu, ecc.
Sono sci nati, come raccontano le loro solette, per stare sugli spigoli…
Non gara: lo slalom carve. Geometria leggermente più facile, (meno dritto), per facilitare ingresso in curva, quasi sempre con rocker in punta (ancora, per facilitare ingresso curva). Con o senza piastra gara (Es e Sl pro anno venturo, Vs e Sl in casa Head), quindi più o meno rigidi.
Solitamente ne esistono due versioni per ogni casa (esempio Volkl Racetiger sl e sc, Atomic s9 e s7), cambia il tipo di piastra, già leggere nei modelli Sl carv top e ancora di più nelle alternative più facili, e cambia la struttura.
E rispetto ad un Fis? Due sci totalmente diversi: non tanto per la geometria ma per pesantezza, struttura, rigidità e attitudine alla torsione.
Inoltre il Fis Sl spinto al limite, se gli state sopra, non fa una piega, non vero per molti Sl carv.
Però, ocio, il Fis spinge di brutto in uscita curva e chiude molto più rapidamente, o si è dei draghi o farci tutti gli archi è complesso. Più facile, ma non meno qualificante un serio Sl carv.
Nati negli ultimi anni, gli Sl Master. Struttura da Fis, geometria poco Fis. Personalmente non ne vedo il senso: come vedremo parlando di sci da Gs, lì si un master serve, perché il salto di geometria è alto, ma nel caso di un Sl Fis e di un Master è minimo.
Io, scusate, non ci arrivo. Il marketing si, e Rossignol fa scuola, chapeau!
Dimenticavo: mentre i Fis hanno misura standard, gli Sl carv oltre al 165 e 155, offrono estensioni fino a 170.
3) CONSIGLI PER GLI ACQUISTI
Prima domanda: vi serve uno sci da slalom?
Fate gare di Slalom? Allora si, e vi serve un Fis. Sia per regolamenti sia perché in una gara di Slalom vera (Fis, Fisi, Master) un Sl carve non regge, troppo morbido.
Siete un pro (maestro)? Sicuri vi serva un Sl Fis? Se siete in CH, si!😎 Altrimenti, considererei uno sci più versatile per un uso professionale.
Tutti gli altri? Vi serve uno sci da Sl? E se si quale?
Sconsiglio un Fis a meno che non sappiate davvero condurre ad alta velocità su archi corti e abbiate pochi sci e/o ne volete uno per farci tutto. Anche in questo caso, considererei comunque prima altro.
Lo sci Fis è una puttana… lo devi domare, e fisicamente ti costa, se poi non sei tecnicamente a posto, difficile progredire.
Altro discorso per lo Sl carve. Qui, sia top o intermedio, è consigliato sia a sciatori medio alti che alti (da 5 in su per parlare col linguaggio italiano). Se lo volete come sci unico, opterei per un 170, solitamente a 13.5/14 mt di raggio, quindi un po’ più versatile, diversamente state sulle misure Fis.
Quale scegliere?
Bella domanda.
In campo Fis, le differenze sono ‘sottili’. Diciamo che gli austriaci e i Salomon tendono ad essere leggermente più pesanti dei francesi, per il resto va a sensazioni personali.
In Sl carv: attenzione a Volkl morbidi di coda, anche nella versione master con piastra piston. Atomic leggeri e versatili (s9, s9i, questi con legno di karube più leggeri), Head e sl… oggettivamente spiccano tra gli altri, hanno qualcosa in +, per struttura e solidità, Augment (alias anche Van Deer), anche se meglio come Fis, Fischer rc4 sc pro e non pro, molto belli, Nordica Dobermann slr, leggeri, Blizzard Firebird src, insieme a Rossignol e Dynastar i più strutturati e impegnativi. Questo per citarne alcuni, come sempre SdS e’ aperto ad ogni domanda. (SdS storie di sci❄️).
Discorso a parte per master. Molto sovrapposti ai Fis… quindi per gambe abili e toste.
Per concludere…
Questo è quanto è possibile raccontare su qui.
Esiste un mondo, quello dello Slalom che ha visto, vede e vedrà sciatori e sciatrici danzare con la neve, ieri con le note di “Claire de Lune” oggi al ritmo dei Maneskin, da sempre con quella incessante tensione che ci porta alla ricerca della curva perfetta, e a scrivere pagine di storia, una storia infinita di amore e vita, una storia di sci, la quale se vi è piaciuta vogliate bene a chi l’ha scritta, se invece fossi riuscito ad annoiarvi, credetemi non si è fatto apposta.
Grazie per la vostra cortese attenzione, a voi tutti il mio piu’ cordiale a risentirci.
J.J. Lucas
Segui le altre “Storie di Sci” di J.J. Lucas qui:
https://www.carlettoromeo.com/category/storie-di-sci/
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