Carletto Romeo
“A Cosa Serve Tutto Questo?” di Aldo Polisena
Riflessione all’indomani della trasmissione delle “Iene” sul Santuario di Polsi, che ha smosso parecchie polemiche e indignazione.
Il Mezzogiorno e la Calabria vivono una fase cruciale per il proprio futuro. La legge appena approvata sull’Autonomia differenziata riporta l’Italia indietro nella storia pre-unitaria. La drammatica diffusione delle droghe trova la Calabria non solo area di transito ma anche al centro del grande consumo. La stessa lotta alle mafie nonostante il grande lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla Magistratura trova le organizzazioni criminali sempre più forti e meglio organizzate. Abbiamo una sanità da terzo mondo nonostante il Governo Regionale destini i 2/3 del proprio bilancio alla sanità ma siamo senza ospedali, senza personale medico e con il fenomeno della “migrazione sanitaria” molto pesante con un aggravio sui calabresi di oltre 300 milioni di euro all’anno. Abbiamo strade che sono mulattiere con interi paesi isolati e in via di spopolamento e servizi inesistenti, ma ci si preoccupa solo di costruire (?) il Ponte sullo stretto. Ebbene se la realtà della nostra Regione è questa che senso ha (per i mass-media nazionali, vedi le “Iene” e non solo) affondare il coltello per colpire quello che è il grande credo popolare legato al Santuario della Madonna con il Bambino di Polsi?
Che senso ha riproporre “un racconto” letto e riletto e mettere in onda immagini che sono di altra epoca per sostenere che Polsi è il centro della ‘Ndrangheta?
Perché ignorare il grande lavoro svolto in questi anni da parte della Chiesa locale, dei fedeli, delle Istituzioni, della Compagnie ed Associazioni per rendere Polsi quello che deve essere un centro di culto e di devozione dell’intera Calabria alla figura della Madonna?
Sappiamo che interi territori della Regione sono ancora sotto il controllo delle mafie, basta leggere gli atti dei grandi processi alle ‘ndrine per capire che, spesso lo Stato perde le sue battaglie perché non riesce ad riappropriarsi di interi territori.
E’ questa la lotta vera su quale impegnare i calabresi e le Istituzioni invece di mettere in evidenza una “ sorta di fede religiosa” di criminali che niente hanno a che vedere con i principi di umanità e solidarietà che sono al centro della fede cristiana e che la stessa Chiesa Cattolica ha più volte ribadito. Basta con questa descrizione dell’Aspromonte nelle mani della ‘ndrangheta, l’Aspromonte che Maria scelse per mostrarsi nel 1144 ad un pastore di Santa Cristina D’Aspromonte, in località Nardello e al quale chiese di far costruire un Santuario di preghiera, avrà pure, soprattutto per i credenti, un suo significato. A mio avviso il messaggio della Madre di Gesù è chiaro:”l’ Aspromonte è terra di pace e di meditazione e che vuole bandire la violenza e condanna ogni tentativo di strumentalizzazione della fede popolare.”
Polistena 29.06.2024
Aldo Polisena
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