Al CineVittoriaLocri di scena la magia e le emozioni del “Sogno di Jacob” il docufilm su Nik Spatari, la moglie Hiske e la loro incredibile storia.

Un sibilo assordante, conseguenza di una bomba della seconda guerra mondiale.

L’espressione atterrita e incredula di un bambino.

Il mondo che improvvisamente cambia e diventa senza audio, o con un audio completamente distorto.

Inizia così “Il sogno di Jacob”, il docufilm ispirato alla vita di Nik Spatari, fondatore insieme alla moglie Hiske Maas del MuSaBa (Museo Santa Barbara).

Un racconto di una forza travolgente e assoluta.

Una coppia di artisti che dopo aver girato il mondo, decidono di stabilirsi a Mammola, in una Calabria arida e senza speranza.

Loro sono giovani, belli come due divi e forti di un carattere granitico.

Artisti entrambi, lui ha un sogno, lei ha le idee e la combattività che occorre qui.

Soli, contro tutto e tutti, riescono a dar vita a un “posto mistico” dove si rimane “incantati”.

Il Museo di Santa Barbara è una creatura dalle 1.000 opere, i 1.000 colori, le 1.000 passioni che animano i 2 protagonisti.

Gli autori, il regista Luigi Simone Veneziano e la giornalista e scrittrice Alessia Principe, hanno scritto a quattro mani questa opera che ieri sera abbiamo ammirato per la prima volta, dopo il debutto nel 2021 nel cartellone del Magna Graecia Film Festival.

Una testimonianza doverosa per un artista a tutto tondo che, insieme alla fondamentale presenza e sagacia della moglie, ha lasciato una creatura “unica e rara” al nostro territorio calabrese.

Documentare tutto ciò era… una opera “necessaria”.

Un film da tramandare, da far vedere a tutti, calabresi e non, da “consigliare” a tutte le scuole, di ogni ordine e grado.

Una operazione difficile per il regista che ha dovuto, con tempi e mezzi ristretti, mettere insieme come un “mosaico” l’enorme mole di filmati, foto, opere artistiche e testimonianze personali, che Nik e Hiske ci hanno lasciato.

Un film che però, allo stesso tempo, si è fatto “da solo”, come ha ribadito Luigi Simone Veneziano, grazie all’essenza incredibilmente viva e intima di cui è fatto il “Musaba”. Unico cruccio per il regista, quello di non aver potuto filmare la fine dell’opera a cui Nik lavorava da anni, il meraviglioso mosaico monumentale.

Del resto come potrebbe essere altrimenti?

Col volto e gli occhi di Nik… Le sue parole, deboli al primo impatto ma potenti come roccia nel contenuto… I colori esaltati da una capacità sensoriale “fuori norma”… I suoni della terra, grilli e cicale inclusi… Le musiche da brividi…

Una serata ricca di emozioni al Vittoria, condotta dalla giornalista Maria Teresa D’Agostino, dove tutti gli ospiti hanno testimoniato la loro esperienza nel raccontare il Musaba.

L’autrice Alessia Principe ne ha parlato come di un’esperienza sensoriale, per un posto unico da proteggere a tutti i costi.

Francesca Marchese, responsabile organizzazione generale del film, è stata entusiasta dell’intero momento storico vissuto nei giorni di riprese, al fianco di Nik e soprattutto di Hiske, un vero vulcano di idee.

Presente l’interprete del “Nik bambino”, il bravissimo Danilo Kononenko, incredibile la sua somiglianza!

Presente anche il presidente del “Gal Terre Locridee”, Francesco Macrì, il quale ha caldamente invitato tutti a diffondere il verbo del “Musaba”, così come tutto ciò che è “Made in Locride”, ricordando la sfida che ci attende e il lavoro da fare per l’ambiziosa candidatura della nostra Città Metropolitana, come “Capitale della Cultura 2025”.

Ricordare, testimoniare e tramandare ai posteri è DOVERE di ogni cittadino calabrese.

O almeno di quelli che come Nik e Hiske non hanno deciso di gettare la spugna a priori…

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