“2a Lettera Aperta al Presidente Mattarella” di Francesco Sgambelluri

A 2 anni di distanza dalla prima lettera, il Prof. Francesco Sgambelluri scrive ancora al Presidente Mattarella

RICEVO E PUBBLICO

A 2 anni di distanza dalla prima lettera, il Prof. Francesco Sgambelluri riscrive ancora al Presidente Mattarella.

Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,

illustre Presidente, a due anni di distanza dalla mia precedente lettera le riscrivo in quanto nel frattempo le cose non sono affatto migliorate anzi… mi chiamo Francesco Sgambelluri, sono un insegnante di una scuola media della provincia di Reggio Calabria, insegno nella locride, territorio per molti anni visto e considerato come terra di mafiosi e ndranghetisti, oggi uno dei territori più abbandonati dallo stato italiano e che sembra appartenere ad una nazione diversa.

Da bambino ricordo che potevo andare in treno dai miei zii emigrati, che si trovavano al nord perché qui al sud non riuscivano a trovare un lavoro e delle condizioni di vita soddisfacenti. Io non capivo che cosa fosse l’emigrazione, perché una persona che ha una casa, degli amici, degli affetti ecc. dovesse andare via, cosi come non lo capisce mio figlio che ha solo 7 anni.

Nel corso degli anni ho visto venir meno quelli che mi sembravano fossero normali diritti sociali per un cittadino italiano, previsti anche dalla nostra amata e purtroppo abusata e violentata carta costituzionale, hanno chiuso l’ospedale del mio paese, depotenziato quello che oggi è l’unico ospedale rimasto, i treni non viaggiano per il nord, e molte volte è un’impresa anche fare brevi viaggi, ci sono solo pochissimi mezzi che fanno percorsi locali ma non fanno più lunghe distanze.

Negli ultimi decenni si sono introdotti dei meccanismi assurdi cioè la competitività tra territori (come se il diritto ad avere una strada o un’illuminazione per un cittadino debba dipendere dalla capacità di amministratori o tecnici), e anche tra cittadine vicine. Spesso ci sentiamo anche dire che sarebbe colpa nostra se le cose stanno cosi, in barba all’articolo 3 della costituzione che lei conosce benissimo ma voglio scriverlo ugualmente: E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Addirittura il recente pnrr (il piano che l’europa ha varato per far recuperare i divari territoriali e sociali e rilanciare una europa più solidale, che potesse ripartire da un punto di vista economico anche in virtù della pandemia che ha funestato il nostro paese) prevede la competitività, quindi più risorse per chi può cofinanziare e meno per chi non può farlo… Ricordo anche che l’Italia è stata la maggiore beneficiaria in virtù (un vero ossimoro nella fattispecie) dei tre criteri stabiliti dall’unione europea per stabilire a chi spettassero le risorse: la maggiore disoccupazione, il minor reddito pro-capite, oltre naturalmente alla maggior popolazione.

Il sud in base a questi criteri (purtroppo per il sud) ha contribuito enormemente alla pioggia di miliardi che dovrebbero, o forse sarebbero dovuti arrivare, nel nostro paese. Per la precisione, applicando i tre criteri europei, al sud sarebbe spettato ricevere più del 70% delle risorse. Purtroppo invece stiamo assistendo a dei teatrini davvero deplorevoli. Come dimostrano gli studi dei migliori enti in Italia che si occupano di economia, un euro speso al sud genera un rimbalzo di più di 40 centesimi per l’intero paese, mentre spendendolo al nord non si va oltre i 5 centesimi.

Se i governi avessero operato con coscienza probabilmente sarebbe stata un’occasione pressoché irripetibile per il nostro paese per recuperare gap infrastrutturali storici e far davvero decollare il paese, in quanto è solo investendo nelle aree più povere che si ha il maggiore rimbalzo del Pil. Alla fine è stato deciso di “concedere” al sud solo il 40%, farlocco in realtà perché presume una serie di meccanismi che prevedono il 40% non sul totale, ma sulle spese territorializzabili (insomma cose un po’ complesse e molto tecniche).

I maggiori economisti come il prof. Gianfranco Viesti e il presidente dello Svimez dott. Adriano Giannola prevedono in realtà una quota non superiore al 10% , avevano anche vanamente cercato di mettere in guardia chi si doveva occupare di gestire questa ingente quantità di denaro ma sono stati ignorati. Alla fine della fiera, questo piano darà di più a chi ha di più e meno a chi non ha! Questo già succede, in realtà da molti anni, con i criteri della spesa storica, con la mancata perequazione tra nord e sud del paese e potrei andare avanti per ore, ma mi fermo qui per evitare di tediarla.

Concludo l’excursus parlandole del disegno di legge per l’autonomia differenziata, che francamente mi chiedo come lei abbia fatto a firmare. Un progetto folle, che spaccherà ancora di più il paese e lo trasformerà in tanti piccoli staterelli con dei capetti che faranno i loro comodi. Com’è possibile mi chiedo che siamo arrivati a tanto? Le domande che le ho già posto in una lettera per la quale non ho ricevuto alcuna risposta, da uomo di cultura e da educatore ed insegnante sono queste: devo continuare ad insegnare ai miei alunni che la nostra nazione è una sola, devo continuare ad educarli secondo tutte le raccomandazioni pedagogiche che rifiutano il concetto di competitività tra gli stessi alunni in favore di una più funzionale e sana cooperazione?

Devo dir loro che hanno gli stessi diritti di un cittadino veneto o lombardo, sapendo benissimo di mentirgli? Devo insegnar loro che avranno le infrastrutture necessarie per aiutarli ad intraprendere? Devo premiare i più meritevoli ed abbandonare al loro destino coloro che per incapacità o mille altre situazioni (familiari, economiche, culturali e sociali) non riescono ad emergere? Devo iniziare a prepararli al fatto che quando saranno più grandi dovranno abbandonare le loro famiglie, i loro amici e che dovranno andare a studiare fuori se vogliono avere un futuro? Devo dir loro che se vorranno curarsi non potranno farlo vicino ai loro cari e che dovranno avere i soldi per i viaggi della speranza?

La prego di rispondere a tutte queste mie domande all’uopo di fornirmi le informazioni per consentirmi di preparare i ragazzi nel miglior modo possibile! Se il modello di questa nazione che vogliamo è questo, è giusto che io li prepari ad affrontare le realtà che incontreranno nel loro percorso di vita e non ad un racconto che poi non ritroverebbe riscontro nella realtà creando, magari già in partenza, dei cittadini frustrati e arrabbiati che si sentono presi in giro dagli insegnamenti della costituzione, dai loro professori e dei nostri politici e classi dirigenti varie!

La saluto cordialmente e le auguro buon lavoro augurandomi che questo paese migliori e si apra una stagione con meno slogan e un ampio e serio dibattito in modo da enucleare una strategia che possa consentire di far finalmente svoltare questo paese, lo dobbiamo ai nostri figli ed è un dovere morale e civile.”

Francesco Sgambelluri

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Carletto Romeo
Presentatore radiofonico e televisivo, attore tv, cinema, teatro. Blogger e webmaster "autodidatta". Scrittore... da sempre! Ma non l'ha mai detto "pubblicamente" a nessuno! E... Mi raccomando! Anche tu che stai leggendo, non lo fare!

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